domenica 29 novembre 2020

REALIZZARE LA FEDE

Il momento della preghiera pone la coscienza umana al di là di tutte le dispute e differenziazioni concrete, in un rapporto vivo e pacifico con il Mistero divino, fonte e origine di ogni anelito e sua espressione. Nelle sue varie specificazioni ed espressività la preghiera avviene sempre attraverso locuzioni parlate o interiorizzate che tendono a realizzare una piena comunione con lo Spirito. 

Dobbiamo comprendere, con ciò quanto sia importante entrare nel senso e nella realtà profonda che quelle parole richiamano, nel momento della loro pronuncia.
Pensate solo alle celebrazioni liturgiche e a come nella messa la ripetitività di alcune formule, da anni sempre uguali, possa facilmente indurre a far perdere o almeno sminuire tale senso e quindi ad allontanare la Presenza.
Entrare nelle parole invece è percepire questa Presenza. È sentire lo spirito, che feconda i segni e i simboli sacramentali, annullare le distanze, cosi chè l' anima possa uscirne arricchita e dilatata, con una visione nuova dell'uomo : un essere che prega non per debolezza o terrore, ma per partecipare con verità è realtà alla vita.

Oggi nella liturgia della celebrazione domenicale della messa, hanno avuto esordio ufficiale alcuni cambiamenti inseriti all'interno del cosiddetto messale. Sono state approvate nuove parole o locuzioni. Una minima cosa, beninteso, che comunque rappresenta un segno di attenzione verso una necessità di rinnovamento, di un cambiamento più radicale di vivere la fede come indicato anche dal Concilio Vaticano II in termini di Nuova Evangelizzazione.
Una fede, appunto, meno rappresentata e più vissuta.

Nelle parole della preghiera alla base deve esserci sempre il credere, la fiducia della realizzazione di quelle " espressioni".
Così se io dico " Vero Dio e vero Uomo" oppure "Ricevo il perdono delle mie colpe" e non ci credo, non lo realizzo. Pregare vuol dire realizzare quanto credo. La parola diventa efficace solo attraverso la fede.
Mentre nel tempo abbiamo sempre fatto credere che i sacramenti fossero efficaci di per sé, inducendo i cristiani a un'attitudine "superstiziosa".
"Venite a messa e sarete salvi"
Oggi poi nella contingenza potrebbe uscire anche un facile giudizio : 《guardi la messa da casa quando le chiese sono aperte, anche se contingentate nel numero dei fedeli !!》
Quando magari chi è presente non vive, nelle parole del contesto celebrativo, l'essenza viva di quelle formule.

Il popolo cristiano oggi ha capito questo. Nessuno si era mai fermato a spiegare il senso e la profondità di una frase tipo : "questo è il corpo di Cristo" non pensando mai di poterlo sperimentare. Non rendendosi conto che pronunciando quella frase si comunicava con il corpo del Risorto diventando un'unico corpo con Lui.

Adesso, per evitare che queste parole, le formule celebrative, la preghiera in genere rimangano un mero balbettío, dovremo verificare la loro "autenticita" interiormente, sforzandoci ogni giorno a comprenderle, perché la nostra intenzione è "vivere" quelle parole, vivere la fede e non solo rappresentarla. Dovremo cercare dei percorsi iniziatici che ci consentano di mantenere la nostra mente ed il nostro cuore sempre presente, fermo e quieto per poter arrivare alla preghiera sentendoci UNO. Comprendere che interiormente abbiamo bisogno di abbeverarci a quel latte, di rimanere in quel logos (1^ Lettera Pietro Cap 2-2) per poter crescere nella salvezza.
Con quanto più fermezza ed umiltà esprimeremo la nostra fede tanto più facilmente si realizzerà quanto richiesto.

sabato 28 novembre 2020

MANTRA E SUTRA

La vibrazione è lo strumento con cui il potenziale infinito si esprime in qualità di universo manifesto. L' universo apparentemente costituito da elementi solidi, è composto in realtà da vibrazioni, il cui livello varia a seconda dei tipi di oggetti.

 Tali vibrazioni interagiscono tra di loro e noi le interpretiamo come materia e sensazioni. 

Mantra è una parola che descrive questa qualità dell' universo. Il suo significato letterale è (man-tra) strumento della mente. L' antica tradizione dei Vedanta esamina i vari suoni prodotti dalla natura, come espressione della mente cosmica, i suoni prodotti dal vento, dal fuoco che arde, del tuono, del fiume che scorre, delle onde del mare che si infrangono sulla riva. La natura è vibrazione. Come praticato in passato da veggenti anche noi con la meditazione possiamo recitando un "mantra" entrare in contatto con le vibrazioni della natura, provocando effetti nel mondo fisico, e giungere alla fonte del pensiero che è pura consapevolezza.

 Il mantra che non ha in sé un significato preciso, in quanto semplice vibrazione, diventa sutra quando viene creato con un' intenzione precisa della nostra coscienza. I suoi messaggi a volte semplici, composti da poche parole, racchiudono in sé un significato complesso.

(Il termine sutra deriva dal sanscrito सूत्र, sūtra (in pāli sutta) che significa letteralmente "filo" (dalla radice indoeuropea *syū-, la stessa del latino suere, "cucire"), e nel suo senso originale indica una "breve frase", un "aforisma".)

IL PROGETTO DELL' ANIMA

Il momento della nascita, svela un progetto spirituale che dovrebbe essere realizzato nel corso della propria esistenza. L’ambiente in cui nasciamo, i nostri familiari e le persone che ci circondano corrispondono alle esigenze della nostra anima poiché ci offrono le condizioni giuste che servono all’evoluzione personale. Karma e carattere sono due facce della stessa medaglia. Il karma però non deve essere inteso come destino punitivo derivante dal vissuto, ma rappresenta il progetto individuale della vita attuale, programmato dall’anima.. Siamo soliti pensare alla morte e alla rinascita come a quel passaggio in cui l’anima lascia il corpo per proseguire il suo percorso di evoluzione. Eppure, se rievochiamo gli eventi dolorosi o umilianti della nostra vita, quei momenti che davvero ci hanno segnato, ci rendiamo conto che nell’arco di una stessa esistenza moriamo e rinasciamo più volte. Di fatto, affrontare e superare le crisi ci pone nella necessità di fare i conti con noi stessi, di guardarci dentro. Lasciamo qualcosa per acquisire nuovi contenuti interiori e rinnovate modalità, perdiamo un pizzico di innocenza, ma acquisiamo consapevolezza. Cosa ci ha tirato fuori da quelle situazioni buie? Quali sono le risorse cui abbiamo attinto? Sicuramente due aspetti determinanti: la motivazione, in primis, e l’azione a seguire. Abbiamo, cioè, dovuto compiere un viaggio dentro di noi per rintracciare il senso del nostro vivere e abbiamo successivamente tradotto in termini concreti la nostra intuizione con comportamenti che la sostenessero coerentemente. Si può aiutare la persona a compiere questo viaggio attraverso un programma "riabilitativo" che prevede un approccio di counseling e l' adozione di discipline che aiutano a riaccendere il "fuoco" della conoscenza per arrivare così a riscoprire la propria identità ed il progetto della propria anima.

mercoledì 25 novembre 2020

LA MENTE HA UN SUO ISTINTO DI SOPRAVVIVENZA

Osservare lo scorrere lento dei giorni, per capire che anche coloro che lavorano, nei momenti di pausa, sono portati a fare dei piccoli bilanci della giornata appena passata per cercare di trovarvi qualcosa che la contraddistingua, magari anche una sola immagine che l'abbia resa diversa da quella precedente. 

I.

Sono cunicoli mentali.
È un calcolo dentro il quale la mente si avventura con l'intento di trovare una giustificazione del vivere in questa modalità se vogliamo anche comoda, (chi lavora da casa se la può prendere con più calma) che sta sconvolgendo le nostre abitudini.
Ci troviamo così, inaspettatamente, a percepire e a collegare le nostre soddisfazioni alle cose più semplici per non dire banali. Alla riuscita di una procedura su un'applicazione della rete, nell'ambito della propria attività lavorativa, peraltro eseguita in versione Home, grazie ad una tecnologia sempre più specializzata.
Registrare una performance musicale.
Fare attività fisica nello spazio ristretto di una camera.

II.

Blandire così la nostra mente per sentirci "soddisfatti".
Non bisogna farsi illusioni. Tutto ciò può essere utile, ma è solo un meccanismo necessario a tener viva la giustificazione, acquietare le ragioni dello spirito che vorrebbe insorgere, uno spirito che vorrebbe ribellarsi ad una staticità non voluta.
Se è vero che la mente calcola è anche vero che lo spirito crea.
E allora cerchiamo di essere veramente creativi. Lasciamo "sopravvivere" la mente ma godiamoci le emozioni e le piccole soddisfazioni, come una giornata di sole.
Ammiriamo, sui nostri terrazzi, lo sbocciare puntuale ed incurante dei colori.

HOMO DOMESTICUS

Sembra che si stia facendo strada una nuova genealogia storicamente classificabile dai posteri.

I. Una locuzione tra le più banali citava " vado a prendere un po' di aria". A pensarci bene oggi non è poi così tanto banale, ma direi piuttosto che nasconde una saggezza insospettata.
Uscire a fare due passi oggi non significa solo scegliere di respirare aria pura (ed oggi lo sarebbe più che mai quale risultato delle prescrizioni legislative 😷),ma è anche occasione per servirsi di quell'aria per RI-caricare energeticamente le nostre "batterie".

II. 
Tutti abbiamo compreso il concetto di Prâna e il suo indispensabile ruolo. Basta pensare ad esempio agli astronauti, costretti nella cabina per molte ore, e a come velocemente possano esaurire le loro risorse energetiche, sentendosi presto debilitati e privi di forza.
Dovremo quindi veramente "prendere aria" quando usciamo 🙄, o dalla nostra terrazza, invece di accontentarci di inspirare compiendo un gesto meccanico come azione inconsapevole. Ciò può diventare un atto passivo eseguito anche in modo errato.

III.
 Respirare consapevolmente invece è attingere alle informazioni energetiche di quanto ci circonda.
Il nostro naso è una vera antenna che nelle narici è dotata di ali che hanno piccoli muscoli alla loro base.
Allargando tali ali maggiore sarà l'afflusso dell'aria in ingresso per indirizzarle alle terminazioni nervose presenti nelle pareti interne del naso a beneficio di tutto l'apparato respiratorio.
Prendere aria attivamente attraverso le narici agevola una reazione euforica di apertura al mondo esterno. Questo lo dimentichiamo troppo spesso e ciò è un peccato !!

Detto questo speriamo che
l'HOMO DOMESTICUS

rimanga presto solo un ricordo.

RINASCITA DALL' ALTO

Si questiona tanto sul dopo. Su cosa saremo e quanto avremo tratto insegnamenti da questo tempo. 

I.
Analisi economiche sociologiche, antropologiche, riempiono i dibattiti con commenti di studiosi, e non, sui network e sulla rete.
Aldilà degli aspetti relativi alla Sanità, dove penso dovremo saper trarre molte indicazioni per il futuro per le numerose prove di forza e spiegamenti di personale medico e strutturale che l'emergenza ha generato; indicazioni che dovranno renderci edotti su una migliore gestione del denaro pubblico, sarà comunque un percorso molto difficoltoso e lento, quello della ripresa, che sentirà gli affanni di una popolazione fiaccata e ai limiti dello stress.
II.
Un altro livello colpito pesantemente dimostra di essere già quello psicologico e spirituale.
Le restrizioni conseguenti l' emergenza, nel concreto il distanziamento, toccando la sfera relazionale ed affettiva potrebbero aver lasciato delle tracce anche sull'uomo come persona e non solo come produttore di reddito.
Se solo intravediamo, in questo passaggio epocale, la nascita di una nuova umanità, dovremo fare in modo che questo "passaggio", questa rinascita avvenga dall'alto.

III.

Ripartire da noi, dapprima dalla nostra ferita profonda; da qui fare il vuoto per ricominciare.
Ripartire da noi, non da quello che mi dice il telegiornale tutti i giorni, ingannandomi, o da una classe intellettuale mediocre che sforna romanzi o soggetti di cronaca dalla mattina alla sera, senza nessuno scopo conoscitivo. Ma dalla nostra frattura fonda. Questo punto ce lo abbiamo dentro.
Questo è il luogo del nuovo inizio il luogo dove creare il vuoto, lo spazio da dove poter ricominciare.

Sarà come ri-nascere.
Le ferite da cui partiamo diventano una "pedagogia" per portarci con umiltà a procreare una nuova realtà.
È una dinamica iniziatica che non ci viene né spiegata, né predicata da nessuno in modo credibile con un linguaggio contemporaneo.

Cit. Marco Guzzi
[...]Sto parlando del mistero cristologico, della nascita dell'anima della nuova umanità divinizzata.
Il vero unico problema della civiltà mondiale oggi è spirituale.
Se non scopriremo la bellezza e la potenza dell'iniziazione vera, a un nuovo livello di profondità, continueremo a declinare nella notte più oscura del mondo. E questo declino potrebbe durare anche secoli. Ma certamente sarà molto difficile fin quando gli esseri umani non entreranno dentro le esperienze iniziatiche della RINASCITA DALL' ALTO. [....]

LA COSCIENZA


《Ci siamo radunati per parlare di alcuni problemi fondamentali della nostra esistenza personale. Prima però di entrare in argomento vorrei fare alcune osservazioni.

Mi sia lecito dire che questo nostro conversare intorno a tali cose, dev'esser qualcosa di diverso da una solita conferenza. Non vogliate vedere in ciò presunzione di sorta; non pretendo di fare più di colui, che espone onestamente quello che sa. Ma si tratta invece di diversità sostanziale.
È naturale che uno comunichi ad altri quello che crede di sapere. A tal fine quello che si esige da lui è che sappia veramente ed esponga con chiarezza quello che sa. Chi ascolta poi dev'esser disposto ad ascoltare, a discutere e ad imparare, con mente attenta e con animo schietto.
C'è anche un altro modo di parlare: quando uno dice non soltanto quello che sa, ma quello di cui è personalmente convinto; convinto nel senso specifico, profondo di questa parola. Egli dice dunque delle cose, delle quali si può essere veramente «investiti», delle verità che toccano da vicino. In questa convinzione è entrata la persona vivente; altrimenti non si potrebbe parlar di convinzione. Perciò, quando il discorso è di tal natura, da chi parla si esige che la sua persona si trasfonda veramente nella parola; dall'uditore invece che sappia di esser messo di fronte ad una parola personale e che egli stesso prenda un atteggiamento personale, abbia cioè rispetto e disposizione a discutere seriamente.
Più in là ancora vi è finalmente un terzo modo di parlare: quando uno dice non soltanto quello che sa; parla non soltanto di quello che forma la sua convinzione; ma parla di « ciò che dobbiamo fare ». In questa cosa si tratta del destino umano; di ciò che trova la sua ultima espressione religiosa nella parola: la salvezza dell'anima. Un tal parlare non basta che sia fatto con serietà e con senso di responsabilità. Per essere veramente alla sua altezza, dev'essere un'intesa tra chi parla e chi ascolta, nel senso che entrambi vogliano veramente trattare assieme di quello «che dobbiamo fare ».
Qualche cosa del genere è quello che qui stiamo facendo.
Noi viviamo in un'età devastata. Le cose dello spirito e le cose della salvezza non hanno più una propria sede. Tutto è buttato sulla strada. Ognuno parla, ascolta, scrive e legge di tutto ad ogni istante.
Abbiamo dimenticato che quanto riflette lo spirito è di una nobiltà molto esigente e che il comprenderlo è possibile solo a certe condizioni. Che i diversi interessi del mondo spirituale esigono di volta in volta un diverso modo di parlare e di ascoltare; richiedono uno spazio interiore diverso, nel quale possano svolgersi questo parlare e questo ascoltare.
Viviamo in un tempo, nel quale l'avvilimento dell'onore che spetta allo spirito è diventato una pratica comune, che non impressiona più in modo particolare. Per accorgersene basta dare uno sguardo attento a quanto riguarda l'educazione pubblica, con le sue conferenze, discussioni e riviste e coi suoi giornali; basta osservare l'andazzo seguito nel trattare di cose spirituali, il linguaggio che in ciò si usa... Se vi è un compito di vera formazione, è ben quello di tornare ad erigere in questo caos delle barriere, di tracciare dei confini, di separare ambiente da ambiente, di distinguere gradi gerarchici degli spiriti, di far sentire quello che di volta in volta è richiesto da chi vuol cogliere qualche cosa di spirituale.
Ebbene, un po' di siffatta riflessione e di quest'ordine dovrebb'essere il frutto di queste parole introduttive.
Qui non si tratta di una conferenza che esponga ciò che si sa ad uditori disposti ad imparare. Non si tratta nemmeno di sostenere una convinzione davanti ad uomini disposti ad ascoltarla rispettosamente e a discuterla. Si tratta piuttosto di scambiarsi, uniti nella medesima preoccupazione per la nostra più intima esistenza, una parola su problemi che riguardano appunto questa esistenza e la sua salvezza.
L'oratore dunque intende parlare qui ad uditori che siano pronti a condividere questa preoccupazione. Soltanto con loro. Questa esclusività è necessaria per la dignità della cosa e per l'onore della propria interiorità. Con ciò è chiarito l'oggetto della nostra conversazione, definito il nostro atteggiamento, e circoscritto il suo ambito.
Se tutto ciò vi dovesse sembrare troppo esigente, eccovi la risposta: il dir questo fa appunto parte dell'argomento di cui ci occupiamo. Ne determina il carattere. Ognuno deve assoggettarsi al giudizio che venne pronunciato sopra la trascuratezza colpevole del nostro tempo. Nessun individuo è esente da quello che tocca tutti. In un punto però può differenziarsi: che egli abbia la coscienza di questa trasandatezza. Che egli non chiami ordine questa devastazione, ma sappia ben distinguere. Che egli chiami con il loro nome il disordine e l'irriverenza e abbia la volontà che le cose cambino.
E ancora un'osservazione: il discorso deve aggirarsi intorno ad alcuni problemi della vita interiore: problemi religiosi e morali dunque. Però non si intende con ciò di esporre un sistema di etica, ma soltanto di mostrare un fecondo punto di partenza; uno fra i tanti. Se qui e in tale contesto non si fa espressa parola della morale cristiana positiva, non è per escluderla, ma anzi perché viene esplicitamente presupposta.
Le tre conferenze hanno un nesso vicendevole, e pertanto sulle prime apparirà poco chiaro qualche punto, che poi troverà spiegazione nel corso della trattazione.》

(Introduzione a " La coscienza" di Romano Guardini).

domenica 22 novembre 2020

YOGA E PREGHIERA CRISTIANA

È possibile integrare alcune pratiche orientali come strumenti di preparazione alla preghiera cristiana ? È se si come trovare il modo ? Anche il Magistero cattolico nel documento Orationis formas, pubblicato nel 1989 dalla Congregazione per la dottrina della fede e firmato dall' allora cardinale Ratzinger, se lo è chiesto. Qui il documento 👇 

 《Autentiche pratiche di meditazione provenienti dall' Oriente cristiano e dalle grandi religioni non cristiane, possono costituire un mezzo adatto per aiutare l' orante a stare davanti a Dio interiormente disteso, anche in mezzo alle sollecitazioni esterne.》 Marco Guzzi

sabato 21 novembre 2020

YOGA E OCCIDENTE

LA CRISI DELLA CULTURA OCCIDENTALE E’ UN TRIONFO CATASTROFICO - 

L’ Occidente inteso non solo come territorio geografico, ma come spazio culturale appartenente ad un periodo storico, quello che ha portato all’ evoluzione tecnologica e al cosiddetto progresso, è arrivato ad una svolta, ad un punto di crisi culturale-antropologica, che ci chiede con urgenza di intervenire.

 “L’ uomo europeo è malato”,-- diceva Soren kierkegaard già nel ‘800-- “Se io fossi un medico lo porterei subito nel silenzio”. Questa affermazione ci fa capire quanto veniva sentita già allora l’ esigenza di un approccio diverso, volto ad un intervento per l’ elaborazione di una nuova cultura. Figuriamoci ai nostri giorni. Jeremy Rifkin, famoso economista americano dal suo libro “ La civiltà dell’ empatia” scrive : …..il tumulto dell’ interazione sociale spinge e strattona la coscienza degli individui forzando una perdita di centralità del sé. Presi nel vortice di rapporti sociali concorrenti e spesso contraddittori, dividiamo disperatamente la nostra limitata attenzione concedendo frammenti della nostra coscienza.” 

I.

Il mondo moderno si trova così, come dice René Girard, in una situazione di ambiguità , in quanto potremo dire di essere in molti ambiti, i migliori ma anche i peggiori. Questo è un giudizio che continuamente diamo di noi stessi e della società nelle sue varie espressioni, attraverso un’ elaborazione interiore. Prendendo, ad esempio, l’ aspetto della tutela dei diritti della donna potremo dire quanto poco si sia evoluta la sua condizione sociale in termini di tutela, per l’ eliminazione delle disuguaglianze. Eppure non esiste un altro contesto, come quello Occidentale, dove la donna sia trattata in modo migliore, se lo confrontiamo con le altre culture nel mondo. Questa ambiguità ci pone nel punto in cui dobbiamo lavorare, chiamati a fronteggiare una situazione estrema, purificando gli elementi egoico-bellici della personalità.

II.

 Guardando all’ urgenza ed al tempo propizio per questa trans-formazione, potremo affermare questa immagine e dire che l’ Occidente trionfa catastroficamente. Come possiamo procedere nell’ eleborazione di questa nuova cultura ? Intanto prendendo consapevolezza dello stato di crisi in cui siamo nell’ evidenza del “tumulto dell’ interazione sociale” di cui parlava Kierkegaard. In seguito favorendo nella nostra cultura l’ integrazione di aspetti e pratiche ( yoga, meditazione, etc) mutuate da altre tradizioni, non ultime quelle orientali. 

III.

Questo sempre con la convinzione che tale processo comporterà una nostra trasformazione da dentro attraverso un dialogo costruttivo con tali tradizioni. Convinti che la nostra tradizione culturale non può essere sostituita ma può essere trasformata, anche lo yoga può diventare una pratica che ci aiuta a spegnere le immagini distorte che ci portiamo dietro, facendoci recuperare le sperimentare la vita nella sua essenza misterica. Le direttrici attraverso le quali queste tradizioni possono innestarsi nella nostra cultura sono quattro. 

 °°°°° Lo sviluppo della concentrazione mentale, rafforzando la mente per tenere il baricentro interiore ben saldo.

 °°°°° Passare dagli automatismi difensivi alla consapevolezza selezionando i pensieri. Capire da dove vengono e se porteranno pace o altro. Ricordiamo che dal pensiero si arriva all’ azione sempre più definitiva secondo la nota successione : PENSIERO – AZIONE-ABITUDINE-DESTINO. 

 °°°°° Passare dal dominio delle proiezioni temporali, allo stato di presenza come apertura libera nel luogo mentale dove può nascere qualcosa di nuovo. 

 °°°°° Passaggio dal tempo accellerato, dal tempo “murato”, al tempo eterno come qualità dell’ essere. Un tempo nel quale dimoriamo di più. Se è vero che il tempo scorre è perché sgorga da una fonte e questa fonte è in noi, siamo noi. Noi siamo il fiume e la sorgente. Se ci identifichiamo col fiume viviamo un tempo sempre più accellerato verso la “cascata finale”. Se invece riusciamo a vivere questa doppia forma del nostro essere, tornando a sperimentare l’ eterno, anche il tempo respira, torna ad essere ritmo, danza e non frenesia e contrattempo. 

Estratto dalla Conferenza “Yoga e Occidente” tenuta da Marco Guzzi a Firenze il 27 Aprile 2013

venerdì 20 novembre 2020

IL POETA PELLEGRINO

Sono nel mondo, ma non sono di questo mondo. La natura di essere umano incarnato ci dona oltre che la capacità di essere liberi, anche quella di essere creativi. Una libertà propria del poeta, una libertà di natura spirituale. Se sei poeta sei libero perché incoercibile. Non appartieni a questo mondo, ma sei il principio di questo mondo. Il poeta dedica giorni ed anni al silenzio interiore. Ascolta e medita prima di proferire una parola che valga la pena essere detta, per poter dare avvio ad un nuovo inizio, ad una nuova cultura. In questo senso ogni nuovo inizio è un miracolo. "Ogni nuovo inizio dal punto di vista del contesto che interrompe, è un miracolo"(Marco Guzzi). Così il poeta si mette liberamente in viaggio, muovendosi e orientandosi nella storia del suo tempo, percependo istintivamente una direzione da prendere. Così il nostro poeta-viaggiatore è fuori dalle strutture del sistema dove si mira a diventare qualcuno. Che cosa volgare essere qualcuno (Emily Dickinson). Vuole essere indeterminato, stare al crocevia, in un luogo libero, in uno spazio territorialmente indefinito e portare in viaggio con sé poche cose, nella sua bisaccia di pellegrino.

giovedì 19 novembre 2020

LA FATICA DI OGNI GIORNO


《Parti e vattene via da qui perché Erode ti vuole uccidere !》

Egli rispose loro:

«Andate a dire a quella volpe. Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta.»

Gesù dà a Erode della nullità come noi facendoci forti della fede dovremo dar credito solo alle voci della Verità.

Molte sono le voci intervenute sul suo cammino a tentare di correggerne la rotta e condizionarne l’azione. Non ultimi i suoi stessi discepoli che "tentarono" di deviarne il percorso.

Sono le stesse voci dei tempi nostri.

Pensate alla comunicazione e all'informazione incalzante sulle attuali contingenze sanitarie.
Nel turbine vociante delle dichiarazioni dei medici, infettivologi, virologi, frammiste a quelle dei politici facciamo tutti la quotidiana fatica di decidere a chi e a cosa dare ascolto, di capire sulla base di quali criteri discernere, di quali sapienze considerare affidabili e quali esperti ritenere effettivamente tali.

E questo tempo, più di altri, ci fa sentire che questo processo di cernita è una questione di vita o di morte, per noi e per chi abbiamo vicino.

È difficile scegliere tra le voci, tenere o scartare, prestare orecchio o far tacere.
A volte ci si prende, altre si prendono cantonate.

Capire che anche Lui è passato attraverso queste dinamiche, comprendere che anche Gesù ha attraversato la strada delle facili opportunità, delle apparenti soluzioni di comodo ci rende più vicini a lui.
Ci fa comprendere che la fatica di ogni giorno è abitata dalla Sua presenza, discreta, apparentemente distaccata ma avvolgente.



LO SCAFFALE DELL' UOMO NASCENTE

"Già lungo il XX secolo tutte le opere davvero innovative hanno trasgredito le ripartizioni storiche delle discipline entro le quali erano nate creando sintesi inedite: e così l’opera filosofica che inaugura il ‘900 è un poema: lo Zarathustra di Nietzsche, e l’intera storia della filosofia occidentale va a compiersi nelle interpretazioni (esse stesse poetiche) dei versi di alcuni poeti compiute da Heidegger al di là di ogni filosofare classico; psichiatri poi come Freud e Jung, proprio perseguendo i loro specifici intenti terapeutici, finiscono per interessarsi dei miti greci, del monoteismo ebraico, di alchimia, del I Ching, o degli UFO; i più grandi fisici, al contempo, da Einstein a Schroedinger, fino a Heisenberg o a Bohr ci offrono visioni della realtà che sconfinano in esperienze mistiche; mentre mistici come Teilhard de Chardin inseriscono le prospettive della scienza più avanzata entro le loro visioni escatologiche, e politici rivoluzionari come Gandhi coniugano le prassi più efficaci di liberazione dei popoli con la mistica della non-violenza e del digiuno.


E dove collocare poi i libri di Simone Weil o i testi poetici di René Char o le riflessioni ecclesiologiche di Bonhoeffer? Sono filosofia? Teologia? Diaristica esistenziale? Profezia? Psicologia trans-personale? Strategia rivoluzionaria? E poi sono ricerche “laiche” o “religiose”? Oppure queste differenze e queste ripartizioni da autopsia del linguaggio e dell’uomo semplicemente non funzionano più, in quanto le opere creative che abbiamo citato coniugano indissolubilmente e in modo nuovo questi ambiti un tempo ben separati?


Insomma in quale scaffale delle nostre vecchie librerie, e delle nostre menti così antiquate, e ancora ben suddivise in settori disciplinari d’altri tempi, dovremmo inserire Dello spirituale nell’arte di Kandinskij o Mysterium coniunctionis di Jung o i Diari di Etty Hillesum o L’universo intelligente di Fred Hoyle, ma anche Obbligo di luce di Celan o Dall’esperienza del pensiero di Heidegger o i Quaderni di Simone Weil, insomma quei pochi libri del XX secolo che davvero resteranno e che ci aprono al nuovo millennio?


Questo scaffale in realtà ancora non c’è in questo mondo, perché è lo scaffale dell’Uomo Nascente.


Il linguaggio (e quindi la cultura) della nuova figura di umanità, che sta nascendo in ciascuno di noi, non possiede, in altri termini, alcuna collocazione definita entro il sistema dei saperi appartenente all’era antropologica che si sta compiendo, ed in tal senso il Nascente letteralmente non è di questo mondo. Per cui per ora nasce solo ai crocicchi, ai crocevia dei vari linguaggi disciplinari rimessi in movimento, destabilizzati.


Nasce cioè in luoghi, o, forse meglio, in non-ancora-luoghi, in zone franche in cui le parole tornano ad essere poetiche, ad essere invenzioni, illuminazioni, scoperte, lampi, sintesi, appunto progetti di umanità e di mondo."


Dall'introduzione a La Nuova Umanità, il libro di studio che iniziamo a leggere dal primo anno dei gruppi Darsi Pace.

SALUTE SUONO FREQUENZE

Quando le onde sono in fase e s' incontrano, si stabilisce il fenomeno della risonanza. Un individuo è più predisposto ad avvertire anche piccole "perturbazioni" quando ha in corso una malattia. L' acqua della quale è composto (75%) il nostro organismo, avverte e recepisce lo stimolo alla riorganizzazione del perduto equilibrio omeostatico generato dalla malattia. 
Le campane sonore (tibetane) sono un importante strumento che per risonanza aiutano a ritrovare questa armonia. La Fisica ci dice che un sistema caratterizzato da una propria frequenza di oscillazione può entrare in vibrazione se sollecitato da frequenze vicine a quelle proprie del sistema stesso (onde sonore, elettromagnetiche o vibrazioni meccaniche). Nel nostro organismo esse generano effetti solo se entrano in risonanza con uno spettro di frequenze che va da 1 Hz a 10 Hz. Analogamente a quanto succede nell' Omeopatia. 
Sono le frequenze (in questo caso elettromagnetiche) del rimedio portato all' estrema diluizione a generare vibrazioni e oscillazioni che entrano in ri-sonanza col campo magnetico delle nostre cellule riportandole in equilibrio. Da qui possiamo affermare che la malattia non è solo un' anomalia funzionale o strutturale della molecola, ma anche un disturbo di tutta una rete di comunicazioni elettromagnetiche tra molecole, centri nervosi, organi. L' interazione di questi elementi e la loro oscillazione genera frequenze capaci di risonanza e capaci di guarire. 

YOGA PER TUTTI


Posso senz'altro dire che questo libro molto datato, (1^ edizione 1978) , dopo i suoi innumerevoli giri, sia arrivato a me e non per caso. È stato come se fosse venuto a cercarmi. A volte "rincorri" dei titoli cercando, per argomenti o per autore, un testo particolare. Stavolta non è andata proprio così. Quando mia figlia me lo ha portato, (sapendo del mio interesse per l'argomento) dicendomi di averlo trovato in un supermercato tra i testi dell' iniziativa gira-libro dell Coop, sinceramente non gli ho dato l' importanza che meritava. 

Avevo davanti un manualetto che dimostrava tutti i suoi anni, e per giunta con un titolo (Yoga per tutti) molto generico. Solo dopo averlo letto ho capito che non aveva niente a che vedere con gli innumerevoli libri esistenti sul mercato, che sembrano tutti rispondere ad un' esigenza, quella della pratica dello yoga, vissuta più come una una moda e non come un autentico stile di vita. Qui invece l'autore, uno studioso di filosofie orientali e praticante assiduo, è riuscito a farne un compendio molto ben strutturato, iniziando dai consigli pratici, sulla respirazione e sulla giusta postura per poi di seguito presentare le varie serie di posizioni (asânas), spiegando le loro peculiarità in termini di giovamento sull'apparato muscolo scheletrico. Tutto questo usando termini molto semplici e comprensibili.

mercoledì 18 novembre 2020

PROSSIMITÀ


Essere prossimo o essere il prossimo. Essere vicini è una qualità sempre più ricercata. Ancora più preziosa, in tempo di restrizioni. In un un tempo che ci vuole lontani col fisico, in cui la tecnologia ci illude con alcuni surrogati, comprendiamo ed apprezziamo il valore di una stretta di mano, il calore di un abbraccio, o di una parola detta sottovoce all'orecchio. 

Tutti gesti che fanno parte di un repertorio relazionale, di un vissuto che nostalgicamente evochiamo e riproduciamo nel nostro mondo di immagini. 

Tutti ricordiamo il nostro "vicino di banco", la sua strategica prossimità per far cadere l'occhio sul compito in classe, e carpire la soluzione del problema di matematica. Ecco il nostro prossimo che amiamo (ama il prossimo tuo....). Ecco il prossimo con il quale tornare prossimamente a condividere le nostre relazioni. 

Avanti il prossimo....se il presente è così.

lunedì 16 novembre 2020

UN NUOVO APPROCCIO

Paul Ehrlich è stato un microbiologo tedesco, fondatore della chemioterapia, cioè della terapia mediante particolari composti chimici in grado di agire specificamente contro microbi apportatori di malattie infettive. Il paradigma da lui creato, vale a dire quello della "comunicazione biologica" molecola /recettore, postulato fondamentale appunto della comunicazione chimica nelle cellule, non può più avere ragioni scientifiche per esistere.

In base al suo "dogma" la sostanza reagente (farmaco o biomolecola) e il suo biorecettore specifico devono adattarsi in modo geometrico, come chiave e serratura. 

Esiste un meccanismo di segnalazione energetica, invece, come le frequenze elettromagnetiche che parte dalle nostre cellule ad una velocità (300.000 km al secondo) di gran lunga superiore alla velocità della trasmissione chimica che et inferiore a 1 cm al secondo. Eppure nelle Università non si è mai fatta informazione sulla bioenergia e sull' elettromagnetismo. L'efficacia dei farmaci non è più spiegabile solo in base al modello dei recettori, ma anche dalle modulazioni del campo biofotonico indotte dal farmaco attraverso interazioni specifiche. Tutto questo lo dobbiamo alle scoperte dello scienziato tedesco Fritz Albert Popp che nel 1983 teorizzo' i biofotoni.

domenica 15 novembre 2020

JAZZ FOR LIFE 2006

Jazz For Life 2006. Una delle edizioni della rassegna creata da Lifc Onlus in collaborazione con Rockland Grosseto.

Bellissima esperienza con il funky groove Group di Gege' Telesforo . Era il 22 Aprile 2006 alla terza edizione della rassegna. Loro erano i Groovinetors. Con Dario Deidda al basso, Fabio Zeppetella alla chitarra e Julian Oliver Mazzariello alle tastiere.

La rassegna ideata da Lega Italiana Fibrosi Cistica nel 2004 in collaborazione con la Scuola di Musica Rockland per creare un evento culturale e solidaristico, ha avuto un notevole succeso. In particolare mi ricordo che in questa serata il Teatro degli Industri era stracolmo. Il pubblico spesso si alzava in piedi non resistendo al ritmo coinvolgente della musica di Gegé Telesforo,  e alla sua voce modulata dallo scat, tecnica della quale è maestro.
Ricordo che venne anche RAI TRE a fare un servizio
trasmesso il giorno dopo in un inserto del Tg.

Questa serata come le altre hanno consentito di fare una buona divulgazione sulla problematica della fibrosi cistica ed ottenere un incasso utile per finanziare progetti di ricerca.

IL SIMBOLISMO DEL CORPO UMANO

Gesù, impastando la saliva col fango e appoggiando la poltiglia ottenuta sugli occhi del cieco nato, otteneva la sua guarigione. Un gesto concreto, ma anche carico di simboli. La saliva, che oggi paradossalmente sembra essere il peggior nemico, possiede in verità grandi virtù. Agisce come coadiuvante decisivo nella funzione dell'apparato digerente, ma non meno importante è la sua capacità cicatrizzante per le ferite. Sembra che la saliva aiutasse a fermare il sangue a seguito della circoncisione.

 In un certo senso il gesto di Gesù si rivolge simbolicamente a quell' umanita ferita e cieca. A coloro che, vissuti nel buio delle loro cieche certezze e convinzioni, sono chiamati a diventare "luce del mondo". In ebraico il cieco (עיוור) iwer è la stessa parola della "tunica di pelle" in questo caso pronunciata "aor". È evidente qui l'assimilazione alla circoncisione. L' atto di Gesù possiamo considerarlo una circoncisione praticata sugli occhi dell'umanita chiamata a diventare luce. 

Questo secondo me è il passaggio che stiamo vivendo. Stiamo per aprire un po' tutti gli occhi, stavolta non per anelare ad una esteriorità ma per realizzare il desiderio di un cuore fiducioso e fedele. Quello di creare relazioni non più poggiate sull'ego, ma fondate sullo scambio delle risorse e su una solidarietà planetaria. 

Cosi come questa crisi sta coinvolgendo tutte le categorie, senza limitazioni di territori e paesi, ugualmente la ri-nascita potrà avvenire con questi presupposti di unità e di fratellanzza.

 Ce lo auguriamo tutti 

#iorestoacasa 

#perunanuovaumanitá 

#pasqualinocasaburi

LE PAROLE CI AIUTANO A GUARIRE

Un giorno mi hanno fatto notare che la parola cattiveria è l' anagramma perfetto della parola creatività. Voglio pensare così che la cattiveria non esiste. La nostra cattiveria potrebbe derivare da un disordine delle componenti interiori, che, se poste nel giusto ordine, potrebbero produrre creatività. Forse siamo cattivi e cioè sostanzialmente prigionieri (captivi), perché non riusciamo ad esprimere in pieno la nostra creatività, perché siamo stati bloccati nell' espressione di quell' amore creativo che è il cuore stesso del nostro essere immagini di Dio, l' Amore appunto che crea.

 Dobbiamo sciogliere i ghiacciai interiori in corsi d' acqua che possano irrigare i nostri deserti e trasformarli in giardini. 

IL SENSO DELLA VITA : LA SAPIENZA DELL'INCARNAZIONE

 🔸️La ricerca di senso non è un vagare, ma è un ritorno a casa. 

🔸️Tale ricerca chiede di modificare la forma della nostra mente. Nei momenti più difficili risuona ancora di più in noi la domanda di senso dell'uomo

La nostra mente si domanda anche perché succedano certi eventi, come tanti accaduti nella storia, eventi disastrosi che hanno sconvolto l'assetto sociale e geo-politico del mondo. Ed anche oggi, in mezzo a questa tempesta, che ci vede, come ha detto Papa Francesco, tutti nella stessa barca nasce in noi una richiesta profonda di senso. 

 [ ..Noi umani ci interroghiamo sempre sul senso delle cose...questo non è un vagare senza direzione, ma è un ritornare verso casa... andare verso noi stessi . M. Heidegger ].

I.

Se questa richiesta, questa domanda in noi si fa profonda diventa meditazione. Non è più un interrogare razionale, ma diventa una sorta di abbandono, un ascolto pensante che diviene attesa, ricordo, devozione. Mentre cerchiamo il senso delle cose ad un certo punto la nostra mente deve farsi recettiva e deve farsi plasmare, raggiungere da ciò verso cui si protende. Potremo dire che è il senso stesso che ci raggiunge. La sua risposta (quella di senso) non è quindi il risultato di una formuletta ma è una profonda e progressiva trasformazione. Questa verosimilmente può considerarsi una versione contemporanea di quella che in tutti i tempi è stata concepita come conoscenza iniziatica, in base alla quale sei chiamato a diventare ciò che vuoi conoscere. Esempio : se vuoi conoscere Dio devi diventare Dio. Pretendere di conoscere Dio, sia che esista sia che non esita senza farsi trasformare da ciò di cui pretendi di conoscere è un' illusione.

II.

Credo che tutti noi stiamo acquisendo una più spiccata sensibilità per capire chi siamo veramente, di come siamo sottilmente collegati sia pur distanti e chiusi nei nostri ambienti. Credo che siamo in momento critico, ma anche propizio perché abbiamo la possibilità di cambiare alcuni paradigmi fondativi della societa che hanno mostrato la loro insostenibilità. A livello individuale dovremo imparare ad ascoltare sempre meglio la parte più profonda del nostro essere, sintonizzandoci ogni giorno con il proprio cuore.Un lavoro difficilissimo. La sapienza non ci è data senza una nostra collaborazione. 

 La risposta di senso venga incontro a noi secondo la nostra capacità di farci trasformare e farci diventare realmente una cosa sola con la sapienza che tutto sovrasta. Facendo spazio dentro di noi al senso diventeremo "sensati". La nostra vita diventerà sensata. Non avremo la "rispostina" che il nostro piccolo ego vorrebbe. 

Ma avremo la verità, un "incremento di vita" in base alla nostra collaborazione. 

LE DINAMICHE DELLA DISTANZA

Oggi più che mai il termine "distanza", è suscettibile di differenti significati ed impressioni. Tutto sembra più vicino grazie alla tecnologia e ai canali di comunicazione immediata, capaci di annullare le barriere spazio-tempo. Eppure non sempre avvertiamo tale sensazione. Ma è veramente una vicinanza quello che sentiamo quando facciamo ricorso a tali strumenti ? Cosa ci manca e cosa abbiamo perso con la modernità. 

I.

Questo e tanti altri interrogativi sono emersi dopo la visione di questo film, "A UN METRO DA TE".

Un documento uscito nelle sale cinematografiche a Marzo del 2019, ed adottato per le scuole come strumento di divulgazione della cultura del dono, nel quale si parla di amore e di salute. Qui le considerazioni e gli spunti possono diventare tanti e di differente natura. A UN METRO DA TE è un film tratto dall'omonimo romanzo. 

La storia di due ragazzi adolescenti, con la stessa malattia, che si trovano a dover fare i conti con la distanza. Due caratteri differenti, lei più metodica e razionale, lui estroverso ed impulsivo. Tenere uno spazio tra loro significa la vita. Sì, perché il rischio del contagio può essere letale quando due persone hanno la fibrosi cistica. È il codice medico che lo richiede. Ma fino a che punto può essere rispettato tutto ciò, quando sono in gioco i sentimenti. Quale è la distanza "giusta" per due innamorati, senza mettere limiti all'espressione del loro amore.

II.

La distanza diventa ragione di vita. Ma anche l'amore è la vita !! La distanza a volte non è misurabile. Diventa simbolicamente un atteggiamento apparentemente superiore di noi tutti quando ci "teniamo" fuori da un problema, per la paura di affrontarlo. Ma questa, la distanza, può nello stesso tempo diventare un ponte, un collegamento, un pensiero verso chi è meno fortunato, un contributo solidale, un gesto concreto come una donazione di organo. 

La distanza è avere una propria capacità di decidere. È libertà. Ma è anche responsabilità e consapevolezza. 

L' URGENZA DELLA SVOLTA

Osservando il tramonto e come, nell'attimo cruciale, il sole sembra improvvisamente nascondersi, ho avuto un' intuizione. Una chiara visione dell' urgenza dei tempi correnti. In quell' attimo in cui il tempo sembra fermarsi in realtà subisce una notevole accelerazione. Così come il sole, che sembra dare in quel suo ultimo passaggio il segno percepibile del declino del giorno, così ho visto e vedo in questo eterno presente l'urgenza della svolta antropologica, l'accelerazione ed il suo convergere nella mia incarnazione. 

E sempre più pressante avverto la voce che mi sollecita a scegliere. Una scelta individuale, prodromo per una scelta più ampia, collettiva, verso una trans-formazione da intendere inizialmente interiore e poi antropologica- culturale-sociale-politica. 

sabato 14 novembre 2020

IL MARE DELLA MEMORIA

Da ragioniere quale sono ho avuto a che fare nella mia vita più coi numeri che con le lettere. Da qualche tempo mi RI-scopro amante di queste ultime, (lo dico per il mio crescente interesse per la lettura) anche se ai numeri attribuisco un fascino particolare. Pensate ad esempio alla loro simbologia. Esiste perfino una meta-scienza, la cosiddetta numerologia. Preminentemente, l' utilizzo dei numeri, risulta essere tecnico. Nelle misurazioni delle distanze, delle grandezze economiche, degli indici utili ad avere dei resoconti sulla crescita dell'economia ad esempio.
Quello che ho notato è che se mettiamo un numero dietro l'altro il risultato è sempre un numero. Se invece lo facciamo con più lettere quello che otteniamo è una parola, e poi una frase e via via un discorso. Nella parola siamo già in un'altra dimensione. Le lettere della parola, a volte, disposte con diverso ordine danno origine ad un'altra parola di senso compiuto detto "anagramma". Il linguaggio delle lettere ha la sua sublime espressione quando la frase compiuta si compiace e restituisce un senso al contenuto. Nasce cosi la comunicazione. Il foglio di lavoro diventa un fiume. Da una parte della sponda c'è chi scrive e dall'altra colui che legge. Alternativamente ci troviamo o di qua o di là. Lo scritto diventa a sua volta registro, archivio...memoria La lettura diventa immagine...emozione.....ricordo..memoria.
Ed ecco dove il fiume vivo ed impetuoso va a sfociare....nel mare calmo della memoria. 

IL MI(NI)STERO DELLA VERITA'

Questo documento, che costituisce la nostra storia di popolo italiano, ha rappresentato e deve costituire ancora una stabile garanzia dei nostri indelebili diritti civili. Stiamo all'erta perché anche questo periodo (fase 2) è un tempo nel quale potrebbero essere messe in atto ulteriori misure di restrizione delle libertà nascoste dietro urgenze sanitarie. Sarà la Costituzione alla quale potremo appellarci.

 I. 

L' ART 21. La libertà di pensiero Il baluardo della libertà di pensiero, nelle sue manifestazioni più semplici, come nella sua diffusione attraverso i canali televisivi e della stampa è messo in serio rischio. Persiste una campagna a colpi di spot volti a "stare attenti" norme di prudenza, ma anche appelli alla vigilanza sulle autentiche fonti (quelle mainstream) e diffidare da altre cosiddette fake. Solo l'analisi più approfondita ha potuto svelare come proprio quel tipo di "informazione" risultasse fuorviante. Per citare solo un esempio : L' Affernazione della allora ministro Lorenzin sul numero di morti per morbillo in Inghilterra, circa 200. Poi risultato falso perché riscontrato solo un caso ! Questo è solo uno dei molteplici esempi che potrei citare.Tutti casi, comunque, che dimostrano come la mancanza di indipendenza economica di RAI e testate collegate, che tutti sappiamo essere finanziate da sponsor (di case farmaceutiche ed altro) inducono ad un prodotto informativo pilotato

ART 32 La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell' individuo e interesse della collettività...[...] Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. Da qui emerge la questione relativa alla nostra emergenza sanitaria. Stiamo assistendo in queste settimane all'evolversi di questa emergenza con una forte preoccupazione per quelli che potrebbero essere le conseguenze sui nostri diritti di scelta come liberi cittadini per un trattamento ( non escluso quello del vaccino) che potrebbe essere imposto appunto per legge (come dice la Costituzione) Cfr. 

http://www.regioni.it/sanita/2020/04/06/zingaretti-nal-lazio-al-vaglio-vaccino-influenza-obbligatorio-609149/ 

Certo è che da questa emergenza ne usciremo tutti più deboli e forse più manipolabili e manovrabili da chi detiene il coltello dalla parte del manico. Non perdiamo la consapevolezza e condividiamo le ragioni per una scelta libera sia per la salute che per l'informazione 

IL DESTINO NEL NOME

Michelle Charpentier e Jennifer Doudna. Due donne, due ricercatrici impegnate, due scienziate diventate famose per aver conseguito nel 2020 il premio Nobel della Chimica per aver messo a punto e resa praticabile ed economica una  tecnica di "editing genomico" identificata con la sigla CRISPR Cas9.

Per spiegarla in termini semplici comprensibili ai non addetti, l' editing genomico si realizza con un taglio e successivo montaggio di una sequenza del DNA. È una procedura che fa parte della branca dell'ingegneria genetica di cui fa parte anche la "terapia genica".
Ma mentre nella terapia genica si trasferisce un gene funzionante all'interno di un organismo al fine di curare una patologia derivante dal difetto del gene, nell'editing genomico avviene come un taglio nel "sito" preciso della sequenza (esone) e successiva "ricucitura" con una proteina, detta appunto in questo caso Cas, per ripristinare il corretto funzionamento della proteina trascritta dal gene.
Onore alle donne !!
Pensate che è il primo anno nel quale il premio Nobel non è andato agli uomini.
Qualcosa ha portato di buono quest'anno infausto. È vero la ricerca non si è fermata mai, e per giunta ci ha lasciato il dubbio sull'origine del malcapitato virus. Una delle ipotesi, oltre a quella del "salto di specie", lo vuole creato esattamente lì, nei laboratori o scappato per errore, volendo di proposito tralasciare le conclusioni più nefande, quelle dei complottisti.
Sarà che mi è sempre piaciuto scherzare con i nomi tanto da vederci impresso il destino delle persone che lo portano.
Così nella mia città esiste un sarto che si chiama Cencioni, un medico che si chiama Del Dottore.
Ora mi accorgo che anche tra gli scienziati funziona questa curiosa regola. Guardando uno dei nomi delle due premiate mi balza agli occhi Jennifer Doudna.

Ecco !! Mi sorge spontanea una domanda.
Cosa accade empaticamente perché la propria attività lavorativa, diventata in seguito impegno e missione tanto da ottenere un così ambito riconoscimento, si trascriva (oops !) e dona senso compiuto al proprio cognome.
Devo ammettere che il destino è veramente scritto nel DNA.

venerdì 13 novembre 2020

METODICITA' E CREATIVITA'

Appare sempre più evidente nella nostra società, come nel mondo del lavoro, che i ruoli, che l' uomo è chiamato a ricoprire o a scegliere, sia da addetto o da responsabile di un settore, di natura commerciale o amministrativo o tecnico scientifico che sia, debbano prevedere l' assunzione in sé di una attenta modalità di esecuzione, se non richiedere un giusto livello di coscienza da parte di chi opera.

I.

La modernità ha creato dei seri compromessi negli ultimi anni ostacolando questo anelito insito nell'uomo.
Un intendimento che acquista maggior significato e diventa auspicabile per le attività lavorative svolte in un contesto che tocca categorie di importanza cruciale come quella della salute.

Guardando da fuori, assistiamo ad un appiattimento dei processi nei quali si svolge il lavoro. Ciò accade anche nella categoria della Sanità.
Nessuno o pochi ancora si interrogano sul valore del proprio atto lavorativo, della propria mansione soprattutto perché sovrastati da mansioni amministrative e talvolta da una struttura dirigistica che impone regole e protocolli dettati spesso da opportunità di mercato se non da strumentalizazzioni politiche.

II.

Così il lavoro diventa una serie di atti svolti automaticamente, il compimento di una procedura, l' adozione di un metodo.
La causa di questa tendenza è da ricercare, come dicevo, in parte nello sviluppo delle tecnologie, dall' altro in una crescente perdita di senso della natura intrinseca del lavoro che, "accomodandosi" su questi metodi,  lascia svanire quella che é la propria anima creativa.
Tralasciando quelli che sono gli aspetti e le conseguenze sull' occupazione, la modernità, dunque, ha trascinato con sé vari problemi di natura etica ed antropologica.

III.

Mentre le attività artigianali mostrano tutt' ora l'aspetto di una presenza ed una vicinanza della mano dell'uomo sull' intero processo di produzione e direi meglio di creazione del prodotto, nell' industria l' accentuata parcellizzazione del lavoro,  evoca sempre in noi l' immagine di un "addetto" come un piccolo ingranaggio, di una lunga catena, lontano dal prodotto finito.

Cosa è chiamato a rivedere l' uomo post-moderno nel suo rapporto col lavoro ?
Cosa deve cambiare o cosa sta già cambiando in questo sistema che sta collassando, che possa far smuovere le fondamenta di una modalità di sviluppo economico e civile del genere umano arrivata al capolinea ?

Queste ed altre domande ci trasmettono la presenza di una grave e profonda crisi interiore e contemporaneamente di una parallela crisi delle altre categorie, economiche, culturali, e politiche delineandone la loro interconnessione.

Riflettiamo su questi tempi finali,  tempi di crisi, ma propizi per un rivolgimento sia interiore che del mondo globale esteriore.


giovedì 12 novembre 2020

TEORIA E PRATICA MEDITATIVA

 Già nella "patristica"greca troviamo le giuste indicazioni per entrare nella dimensione meditativa. Purtroppo nonostante queste ci vengano da più parti, (compresa la tradizione orientale), ancora non sono entrate nella spiritualità, tanto meno nella cultura occidentale. 

Bisogna recuperare l'esperienza in quanto trattasi di una conoscenza antica. Leggete cosa scriveva San Basilio  appena nel 3°secolo : 

《Bisogna cercare di tenere la mente nella quiete. Non è possibile scrivere sulla cera se prima non si sono spianati i caratteri che vi si trovavano impressi: allo stesso modo, non è possibile offrire all'anima gli insegnamenti divini, se prima non si tolgono via le idee preconcette derivanti dai costumi acquisiti.

 A questo scopo, ci è di grandissimo vantaggio il luogo solitario, poiché esso assopisce le nostre passioni e dà alla ragione lo spazio necessario per reciderle completamente dall'anima.  Come infatti le belve possono essere facilmente vinte se vengono ammansite, così anche le brame, le collere, i timori, le tristezze, questi mali velenosi dell'anima, una volta che siano stati assopiti dalla quiete e non siano più esasperati dalla continua provocazione, vengono facilmente vinti dalla forza della ragione. Sia dunque tale luogo -com’è appunto il nostro - così libero dal commercio con gli uomini che la continuità dell’ascesi non venga interrotta da alcuno di quelli di fuori.》

(Dalle Lettere di san Basilio Magno.

Epistola  II,  Basilius Gregorio.  PG 32, 224. 225-229


SONO RESPONSABILE

Nel corso della nostra evoluzione i nostri "sistemi " di difesa, al fine della sopravvivenza della specie umana,  si sono perfezionati trattenendo più facilmente segnali di dolore che ricordi di piacere. In tal modo ricordiamo a distanza di anni più l' episodio di uno schiaffo ricevuto durante l' infanzia piuttosto che tante carezze di chi ci ha amato, semmai queste ci fossero state. La realtà però non è quella della memoria. Quella è una percezione distorta che può condizionarci il vivere presente in quanto l'energia legata alle emozioni negative  vissute nel passato, che riaffora appunto nel presente, non ci consente di evolvere e di guarire. Tutto questo comincia ad essere ben chiaro perché si comprende che per-dono è  un regalo prima per noi è poi per gli altri. Ho capito che il malessere viene da dentro e non da cause esterne. L' esterno può contribuire  a far scattare la molla in noi, a darci il segnale, il campanello di allarme che qualcosa non va. Questa consapevolezza mi porta a voler prendere cura di me stesso, a fare chiarezza che io sono responsabile (perché ho sposato) prima di me stesso, della mia salute, del mio equilibrio fisico/psichico, e poi dei miei pensieri  delle mie azioni.

mercoledì 11 novembre 2020

PER DONARSI

Le crisi che viviamo in ogni ambito dell' esistenza umana, che stanno conducendo ad una riformulazione delle forme di conoscenza e della convivenza sul nostro pianeta, sono in realtà proprie di un processo di trasformazione in corso oramai da duemila anni. Un passaggio da uno stato psicologico-spirituale e cosmico di prigionia, ordinato dall' Ego ad uno stato di piena realizzazione dell' intera creazione. Possiamo dire di trovarci ad un punto di svolta dove si compie un "salto di qualità", un punto dove, quello che è sempre stato nel profondo del nostro cuore diventa razionalmente percepibile. Vale a dire la voglia di ri-generarsi e sciogliere le infermità mentali, morali fisiche nelle quali la nostra anima ed il mondo intero si sentono imprigionati.

 (Cit. Marco Guzzi da " Per Donarsi)

martedì 10 novembre 2020

NARRAZIONE- PCR (Proprio Come Raccontato)

Un tempo quando usavamo questo verbo, voce del verbo narrare, si faceva riferimento, a quei racconti, alle novelle, alle fiabe che le mamme, le nonne ed i nonni pazientemente si accingevano a raccontare ai loro figli e ai nipoti per accompagnarli al sonno.

I.

La narrazione era quel dolce proferire di una trama di parole, di scritti esistenti o di racconti sapienti tratti da memorie di età passate dei nostri progenitori.
Un ricco bagaglio di ricordi di rado riportato su carta, che veniva evocato suscitando e rendendo viva quella magia e quel sapore di genuinità di gesti e tradizioni familiari che sono andati pian piano svanendo, come cancellati dalla modernità.
Oggi è sempre più raro immaginare un momento familiare così semplice quanto poetico e creativo.
Quando sentiamo questo termine nei giorni nostri ci viene in mente ben altro, anche se lo scopo è sempre quello di suscitare in noi una sorta di addormentamento, di assopimento crescente, che ci renda innocui e privi di capacità reattiva.

Una serie di parole "filate" con guittezza, messe bene nel discorso monologante, diventano per una mente sveglia ed aperta un messaggio fuorviante. Assomigliano più alle note del "pifferaio magico" modulate su uno (s)-partito caratterizzato da pause molto brevi.

II.

Ecco, vedete siamo ritornati all'idea della fiaba, ma solo in metafora, non vi preoccupate !!

Una delle narrazioni a cui assistiamo, molto in voga oggi, è quella di un esame di laboratorio, una tecnica di biologia molecolare, ideata nel 1983 da Kary B. Mullis, la PCR ( sta per Polimerase Chain Reaction ) per la quale lo studioso ottenne il premio Nobel per la chimica.
Attraverso questa tecnica possiamo effettuare un test cosiddetto molecolare predittivo della presenza di virus nel nostro organismo.
Una narrazione, dicevo, che in un mondo dove tutti anelano alla positività, può farti gioire di essere NEGATIVO.
Questo, però, solo essendo edotti bene di come estrapolare l' autenticità del dato, trattandosi di uno strumento tecnico in mano agli addetti, ma soggetto a protocolli dettati dall' alto.

Narrare quindi vuol dire anche oggi raccontare una storia.
Stiamo attenti però che una storia non diventi una "storiella". 

giovedì 5 novembre 2020

UN UOMO CHE VINCE IL MONDO

Annunciare il Regno è un atto rivoluzionario. È un atto contestativo che deve esprimersi n modo deciso, ma non nelle forme spesso distruttive dei secoli delle rivoluzioni. 

I.

È un annuncio per una trasformazione permanente di ogni consuetudine mentale e storica. Una "catechesi della ribellione" Per essere efficace deve sgorgare dalle radici e dai travagli del tempo che viviamo, da testimoni che hanno attraversato ed integrato il nichilismo e gli inferi del Novecento, la psicanalisi e l'arte astratta, Heidegger, Jung e Schrödinger, Kandinskij Eliot e Ungaretti, Simone Weil, Rilke facendone pensiero dell'umanità nascente. Ma non come contenuti mentali o culturali astratti, bensì come istinto incarnato, contemporaneità poetica vivente, capace di parlare di queste radici divenute ormai carne e sangue di tutti. Avrà quindi un suo linguaggio diverso da quello espresso nella riflessione teologica dominante alla quale abbiamo assistito nell'intero XX secolo. 

II.

Un linguaggio, quest' ultimo a volte stantio e piatto, retorico e ripetitivo e mai attuale. Bisogna comprendere che i problemi di linguaggio non sono mai soltanto formali : essi sono viceversa radicalmente sostanziali in quanto attengono al reale contatto che ciascuno di noi riesce a instaurare con lo Spirito che proprio ora, e sempre di nuovo si fa in noi parola e gesti efficaci. La vera rivoluzione, la rivoluzione di Cristo è davvero permanente. Il discepolo di Cristo imparerà questo linguaggio, rovesciando, non castrando, la propria aggressività, la propria energia bellica in ricettività e in amore come fecero i guerrieri Francesco e Ignazio. 

III.

A livello esistenziale l'annuncio dovrà ribadire che ogni trasformazione proviene da ciò che in noi è più fragile e disadattato. Il Cristo non parla in noi a ciò che è giusto, a ciò che in noi è sistemato, ma a ciò che in noi è perduto, malato, debole e destabilizzato. È lì che fiorisce la nostra autentica vocazione : Dalle nostre ferite. La nostra trans-figurazione in Cristo può comportare enormi difficoltà e contrasti. I due grandi pericoli in agguato sono la "crocifissione" da parte della moltitudine o la follia. Bisogna vincere questi due pericoli per arrivare alla propria individuazione. La pedagogia dell'annuncio ottenuto con il linguaggio su descritto dovrebbe essere quella di un "insegnante" capace di trasmettere innanzi tutto l'ebbrezza e la determinazione interiore, che dà affrontare il mare aperto della trasformazione. 

IV.

Insegnanti che siano essi stessi avventurieri dello spirito, esploratori umili e perseveranti che non facciano finta di avere sempre tutte le risposte, ma che conoscano qualche segreto pratico e concreto per vivere in mare aperto senza troppa paura, fidandosi della rotta. Le nostre "agenzie educative" mancano di validi rappresentanti, testimoni credibili del tempo straordinario che stiamo vivendo e come diceva Oscar Wilde: tutti quelli che non sanno più imparare si son messi ad insegnare. Ma come possiamo pretendere di insegnare senza entusiasmo, senza la forza di avere almeno intravisto la grandezza del modello di umanità che proponiamo, senza avere nulla più di bello ed entusiasmante da proporre ? Ecco la necessità di uno spirito poetico, capace di ascolto silenzioso, di lenta maturazione, di paziente e materna attesa, e insieme di scatto creativo. Questo terreno è già preparato da coloro che nei loro ambiti ristretti stanno lavorando con diligenza per rendere accogliente gli "spazi" della loro proposta.

V.

 Bisogna però essere sempre vigili e critici sulla portata di questa proposta in termini di effetti pedagogici per non cadere nelle due tentazioni sempre in agguato. Vale a dire al riflusso fondamentalistico e alla deriva nichilista. L'educatore fondamentalistico può comunicare, a volte anche non verbalmente, schemi educativi appartenenti al passato solo perché a lui sembrano più sicuri senza dare ragione fondata di questa fedeltà astratta e irrigidita, trasmettendo una paura di fondo, un'angoscia del cambiamento. La soluzione nichilista è una forma diversa in cui però ci si illude ugualmente di liberarsi dalla responsabilità del mutamento. Ma mentre il fondamentalismo delega a qualche tradizione esterna la guida della propria vita da non mutare paralizzandola nel terrore, il nichilista invece si affida, sempre per non mutare, alla deriva tecnico-informatica, si fa piccolo piccolo, rinuncia alle proprie capacità di scelta e di decisione, insegnando a tutte le persone che lo circondano che questa spersonalizzazione sarebbe di per sé liberante, l' unica via anzi rimasta all'umanità post-moderna.

 È questo lo scenario che si sta aprendo da tempo sul palcoscenico di questo mondo che sta cominciando finalmente a capire la stretta correlazione tra la trasformazione psicologico-spirituale dell'individuo con quella antropologica sociale politico-ecomica.

 (Estratto da "La nuova umanità- Marco Guzzi)

mercoledì 4 novembre 2020

L' IO UMANO SI SCOPRE PROCREATORE

 L' uomo pro-crea il mondo in base alle diverse relazioni, più o meno corrette, che istituisce con il proprio Principio divino. Da Cristo in poi abbiamo cominciato a comprendere non solo che esiste una scintilla divina nell'essere profondo di ogni uomo, cosa che ogni tradizione spirituale e religiosa precristiana ha sempre saputo, compresa quella classica romana, (Cfr Cicerone ne Il Sogno di Scipione e Seneca in Lettere a Lucilio), ma anche che l'uomo svolge un ruolo cruciale entro il progetto creativo di Dio. Collabora cioè allo stesso piano, tanto che la creazione attende che la trasformazione/redenzione dell'uomo operi anche la redenzione del cosmo dalla corruzione : 《La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; (....) e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio 》(Rm 8, 19-21). L' uomo non è affatto una creatura come le altre. L' uomo è il 'luogo spirituale' in cui tutto il mondo può distorcere nella corruzione (Adamo-caduta) o rigeneraesi e salvarsi (Cristo-redenzione). 

(Tratto da "Imparare ad amare" di Marco Guzzi)

L' ECONOMIA MESSIANICA MILLENARIA

L' avvento del Regno segue la logica del Seme : procede molto gradualmente. Significa che il "sistema" di questo mondo, cioè la catena di colpe e conseguenti distruzioni, non è affatto annientato in un solo momento, ma si va consumando seguendo un'economia messianica millenaria che dipende dalla graduale e faticosissima cristificazione di ogni singola persona. Ognuno di noi è chiamato in Cristo a collaborare alla dissoluzione di questo mondo 《attendendo e affrontando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si risolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno》(2Pt 3.12). Noi umani perciò viviamo ormai oscillando tra lo stato di necessità di questo mondo e la libertà del Regno; quindi una parte degli effetti distruttivi, e del conseguente dolore, derivanti alle nostre colpe, riusciamo a risolverla in Cristo spostandoci nel suo Adesso di grazia, mentre un'altra parte dei nostri Mali la dissolviamo patendone gli effetti distruttivi con Cristo, nella luce della fede, che ci fa vivere anche le nostre residuali sofferenze come rapide Pasque. 

 (Tratto da Imparare ad amare- Marco Guzzi)

L' AMBIGUITÀ DELLO SVILUPPO TECNOLOGICO

Esiste un'ambiguità essenziale dello sviluppo tecnologico. Nelle sue spinte puramente distruttive sembra di poter cogliere ed intravedere anche un'aurora cristica, un' "allusione messianica" Bisognerebbe imparare a discernere con estrema cura per capire che essere sganciati dalla sorgente divina e fuori dalla luce dello Spirito di Cristo può mortificare le nostre capacità creative. Bisogna avere un cuore umile e dilatato per far spazio a questi grandi interrogativi. Se è la fede del Figlio che in fondo ha animato e reso possibile il potenziamento straordinario della scienza empirica, quale rapporto ci sarà tra la storia della salvezza, che il Cristo ha avviato sulla terra, e lo sviluppo vertiginoso delle tecnologie che dalla scienza continua a prodursi ? Ci sarà un destino preventivo e salvifico a redimere tutte le cose dentro l'ambiguissimo trionfo della tecnica ? [....] Dobbiamo forse riconoscere un impulso cristico, questa spinta incoercibile, propria dello Spirito, a superare i limiti dell'umano dentro gli sviluppi travolgenti del cosmo tecnicizzato ? [....] 《Nella manipolabilità del reale, dice J. Ratzinger, cominciano per noi già a scomparire i confini tra natura e tecnica. Non si riesce a separare l'una dall'altra. Si sta delineando una figura di mondo in cui spirito e natura non stanno più semplicemente uno accanto all'altra, ma lo spirito, in una nuova "complessificazione" include in sé ciò che in apparenza è puramente naturale, creando così un mondo nuovo, che comporta al contempo il tramonto del vecchio. [...] Tale fusione tra natura spirito ci permette di capire, in maniera nuova, in quale direzione vada pensata la realtà della fede nel ritorno di Cristo. Essa è la fede nella riunificazione definitiva della realtà a opera dello Spirito.》

 (Tratto da "FEDE E RIVOLUZIONE- Un Manifesto di Marco Guzzi)

L'ALBA DEL NUOVO MONDO

L’alba del nuovo mondo”, il titolo del libro che ha presentato l’autore Gabriele Sannino è molto coraggioso. Nella sala Conferenze di Vill...