venerdì 13 novembre 2020

METODICITA' E CREATIVITA'

Appare sempre più evidente nella nostra società, come nel mondo del lavoro, che i ruoli, che l' uomo è chiamato a ricoprire o a scegliere, sia da addetto o da responsabile di un settore, di natura commerciale o amministrativo o tecnico scientifico che sia, debbano prevedere l' assunzione in sé di una attenta modalità di esecuzione, se non richiedere un giusto livello di coscienza da parte di chi opera.

I.

La modernità ha creato dei seri compromessi negli ultimi anni ostacolando questo anelito insito nell'uomo.
Un intendimento che acquista maggior significato e diventa auspicabile per le attività lavorative svolte in un contesto che tocca categorie di importanza cruciale come quella della salute.

Guardando da fuori, assistiamo ad un appiattimento dei processi nei quali si svolge il lavoro. Ciò accade anche nella categoria della Sanità.
Nessuno o pochi ancora si interrogano sul valore del proprio atto lavorativo, della propria mansione soprattutto perché sovrastati da mansioni amministrative e talvolta da una struttura dirigistica che impone regole e protocolli dettati spesso da opportunità di mercato se non da strumentalizazzioni politiche.

II.

Così il lavoro diventa una serie di atti svolti automaticamente, il compimento di una procedura, l' adozione di un metodo.
La causa di questa tendenza è da ricercare, come dicevo, in parte nello sviluppo delle tecnologie, dall' altro in una crescente perdita di senso della natura intrinseca del lavoro che, "accomodandosi" su questi metodi,  lascia svanire quella che é la propria anima creativa.
Tralasciando quelli che sono gli aspetti e le conseguenze sull' occupazione, la modernità, dunque, ha trascinato con sé vari problemi di natura etica ed antropologica.

III.

Mentre le attività artigianali mostrano tutt' ora l'aspetto di una presenza ed una vicinanza della mano dell'uomo sull' intero processo di produzione e direi meglio di creazione del prodotto, nell' industria l' accentuata parcellizzazione del lavoro,  evoca sempre in noi l' immagine di un "addetto" come un piccolo ingranaggio, di una lunga catena, lontano dal prodotto finito.

Cosa è chiamato a rivedere l' uomo post-moderno nel suo rapporto col lavoro ?
Cosa deve cambiare o cosa sta già cambiando in questo sistema che sta collassando, che possa far smuovere le fondamenta di una modalità di sviluppo economico e civile del genere umano arrivata al capolinea ?

Queste ed altre domande ci trasmettono la presenza di una grave e profonda crisi interiore e contemporaneamente di una parallela crisi delle altre categorie, economiche, culturali, e politiche delineandone la loro interconnessione.

Riflettiamo su questi tempi finali,  tempi di crisi, ma propizi per un rivolgimento sia interiore che del mondo globale esteriore.


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