domenica 19 dicembre 2021

LA RIVEL-AZIONE È UNA SCELTA

Il Cristo può entrare nella tua carne corrotta e sanarla. Così come può sanare completamente il mondo in un unico Atto, l'atto di Fede che è un atto creativo.

Un atto che ri-genera da dentro rinnovandosi ogni volta. Con la sua reiterazione avviene da parte nostra un esperienza e quindi la "rivelazione". Con il nostro atto di fede rinnovato entriamo in un habitus e ci vestiamo da cristiani.

Con l'incarnazione il tempo si "compie" e si apre una nuova epoca quella dell' iniziazione cristologica.

Iniziare con Cristo è assimilare questa coscienza risanatrice.

Non è abbandonarsi in un assoluto lasciando a parte il mondo com'è, estraniandosene, ma partecipare alla sua redenzione diventando noi stessi degli altari dove si compie questo sacrificio, questo rendere sacro, questa trasformazione alchemica.

Sono davvero grato, come cristiano per questa "apertura", per questa sensibilità che mi fa intendere questo tempo di Avvento, e quindi percepire il Natale, dandogli il suo vero significato. 

Mi domando anche come, chi diversamente da me non detiene l'orientamento della tradizione cristiana, dicevo, come possa  percepire parole e  rivelazioni che accompagnano questi tempi di Attesa.

Quale effetto possa avere o produrre in loro.

Cosí la Rivelazione assume una dimensione di scelta  (di fede) e quindi un atto libero per impegnarsi spiritualmente.


Buon 🎅 Natale e Buona rinascita nel ❤

sabato 11 dicembre 2021

L'ATTRATTIVA LIBERAL-CONSUMISTICA:LA VERA DITTATURA

Ultimamente, in merito alla vicenda pandemica, abbiamo letto e appreso di alcune manifestazioni di dissenso molto provocatorie, con rappresentazioni in corteo, che rievocando il regime hanno voluto accostare se non assimilare l' odierno clima venutosi a creare con la recenti restrizioni a quello antidemocratico dell'allora epoca.

Si tratta evidentemente di rappresentazioni esasperate da evitare e di formule di dissenso che facendo leva sulla paura contribuiscono ad alimentare un falso messaggio.
Tutto ciò è sconcertante. Credo si debba trovare una misura e pesare bene le proprie azioni dimostrative

Occorrerebbe spiegare ai più che, quando si fanno paragoni con alcune forme totalitarie e anti-democratiche, si sta parlando a livello giuridico e non a livello delle modalità della loro attuazione che, come è evidente, non sono certo le medesime. 
Non sono le medesime perché possono oggi assumere forme del tutto nuove, come sappiamo bene (almeno lo spero), non più legate ad una violenza aperta ma, piuttosto, innervate nei meccanismi del consumo e del consenso massmediale, del ricatto buonista e fantasmatico, proprio come accade nella pubblicità.
La nostra società è oggi, lo sanno tutti (?), quella del piacere e dei comfort "obbligatori", delle merci e delle statistiche, della polverizzazione della singolarità e dell'alterità: tutto è merce, anche il panico; tutto è una sorta di "referendum popolare" basato sugli slogan e non sull'approfondimento critico, come ci ha ricordato splendidamente il nostro Presidente della Repubblica a proprosito della medicina, ridotta così al televoto da Grande Fratello.
Non c'è quindi assolutamente bisogno di campi di concentramento, bastano i campi magnetici della non concentrazione e della dissipazione euforica, del tempo libero condizionato, del lavoro a pagamento, del vanto del farsi la dose, della possibilità di consumare, di provare piaceri e riconoscimenti standardizzati dall'algoritmo fin dentro le mutande, fino all'organi-zzazione del vivente in ogni sua parte  -  non come imposizione diretta, ma come proposta di (tele)vendita e promessa di quiete e di sicurezza.
Siamo noi che corriamo a tamponarci e a vaccinarci; siamo noi che ci dividiamo; siamo noi che acconsentiamo con gioia alla nostra riduzione a oggetto di scambio, a passiva esaltata ed esaltante ignoranza. Siamo noi i nostri stessi sfruttatori, siamo noi che ci sfruttiamo e ci richiudiamo, che ci marchiamo e ci lasciamo svenare dolcemente, molto dolcemente, sicuri e al riparo.

Al posto del vuoto aperto del de
serto, un idolo a riempire ogni angoscia: un idolo che può assumere qualsiasi forma, da quella più sinistra a quella più filantropica. Se fermiamo l'esodo sotto alla sua ombra multicolore moriremo nel deserto, anche rimanendo in vita.

IL RINOCERONTE COME LA PANDEMIA: UNA BRUTTA BESTIA

Lo chiamano Teatro dell'assurdo.

Quest'opera teatrale scritta nel 1959 può meritarsi di essere inscritta in questo tipo di rappresentazione. 

Molti sono i riferimenti che si possono trarre ed anche gli accostamenti con i tempi odierni.  L'incombenza di una particolare pandemia, la rinocerontite, che vede trasformarsi la razza umana in rinoceronte, dapprima si sviluppa in un piccolo paese della Francia per poi arrivare ad estendersi a tutta la popolazione, trasformando il genere umano.

In questa pièce, l’autore attacca l’opportunismo, il doppiogiochismo, la standardizzazione. Unico rappresentante superstite, sembra essere il protagonista Berenger che con la sua resistenza vuole comunicarci che nell’estremo pericolo si rintraccia il vero senso, guarendo addirittura dalla "malattia" dell’assurdo.

Scorrendo l'evolversi degli eventi si assiste ad un graduale coinvolgimento (nella malattia) ed espansione della trasformazione in tutti gli ambienti, istituzionali,

di lavoro e ricreativi che porta pian piano come ad accettare passivamente la propria ineluttabile condizione. Tutti cambiano le loro "sembianze" per vestire l'abito del rinoceronte. Pelle dura e colorito verdastro.


Ogni soggetto passa così dan uno scetticismo dichiarato ad un atteggiamento collaborazionista.

Dalla finzione nell'opera agli accadimenti della realtà attuale un fine parallelismo.

Da una parte il sistema costituito dalle organizzazioni socio-politico-ecomomiche che dettano un indirizzo per la risoluzione di una crisi attraverso strumenti sempre più costrittivi e meno libertari. 

Dall'altra un fronte di resistenza sempre più distinto, ma composto anche da un'area meno radicale che pian piano, stretta da questa morsa di divieti di accesso ai servizi, si fa inglobare e diventa un rinoceronte anch'essa.

Chi prima criticava il sistema ora si trova a collaborare giustificando il proprio "cambio di pelle".

Quanti rappresentati della cultura, quanti filosofi e scrittori stanno cambiando pelle anche oggi.

Li abbiamo, tutti,sotto i nostri occhi.

Facciamoci caso se anche a loro stanno spuntando sopra al naso uno o due corni. 


  < Il Rinoceronte- Eugène Ionesco-in foto)

mercoledì 8 dicembre 2021

LA VI(T)A IMMACOLATA

Quando parliamo di via, cosi come è intesa in tutte le tradizioni spirituali e sapienziali, vogliamo alludere ad un percorso preciso che ci porta nella direzione della verità. Una strada che ci conduce proprio lì, dove poter avvertire la pace del nostro cuore.Un cuore libero è un cuore vero e quindi immacolato.

Immacolato non è il puro ma il vero. 

Immacolato non è da cercare al passato, ma nella sua declinazione futura. Immacolato è frutto di un cammino nel tempo, non fuga nell’irraggiungibile passato. 

Nei miei sogni di una vita senza conflitti, che venivano saggiamente destrutturati dalla realtà, volevo essere immacolato, nel senso di non causare dolori a nessuno e avrei voluto sacrificarmi pur di non creare fratture. 

In verità dovevo, e ancora dovrei, essere quel che sono.

Il resto sono solo distorsioni, atteggiamenti di compiacimento,  chiusure, oppure smanie e maníe di grandezza.

In verità, devo ammettere che ho bisogno di amore ed ammettere che da solo non posso farcela.

Ho bisogno di sentirmi parte del tutto, di tutto il creato, e della natura come essere unico ed autentico. 

La natura non è la mamma buona e ferita dalla barbarie dell’uomo.

Non è l’idealizzazione difesa nei cortei delle nostre grandi città. 

La natura, quella vera, come la vita, è dura, spigolosa, violenta e si mostra a noi senza ipocrisie.

Basta vivere vicino a un bosco, per comprenderlo. Ascoltare i suoni e gli echi della tempesta, oppure il melodico canto delle varie specie di volatili.

La natura è un piccolo microrganismo che, quando scende in campo, ti tiene in scacco, smarcandosi come un centravanti blasonato. 

Lo fa per coerenza con sé stessa.

Anche io devo imparare ad essere cosí. Autentico, schietto, lineare.

Perché io sono la natura.

Oggi la via autentica per giungere ad essere pienamente se stessi in quanto emanazione di Dio, in quanto sua immagine, la vera ed unica Via è Lei, Maria.

Come donna schietta, sincera testimone dell'Avvenimento e dei fatti dei nostri giorni. Dubbiosa, si inizialmente, per un'incarico in apparenza troppo "importante", ma poi disponibile e fiduciosa, mai schiva perché naturalmente vocata alla pienezza della propria vocazione.

Anche noi, riscoprendo la luce dentro, possiamo fare altrettanto ritrovando la luce da sempre presente in noi, ma a volte coperta dalle nostre innumerevoli paure. 


La vita non è immacolata perché pura ma perché onesta, vera, schietta.

(Immagine: Madonna araba con il Bambino che dorme nel deserto. opera di Albert Aublet)


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L'ALBA DEL NUOVO MONDO

L’alba del nuovo mondo”, il titolo del libro che ha presentato l’autore Gabriele Sannino è molto coraggioso. Nella sala Conferenze di Vill...