Ciclicamente, così, sembra tornare alla ribalta, direi risvegliarsi in modo roboante, l'annoso problema della crisi climatica. E questo tempo sembra quello giusto per poter togliere un pó di attenzione alla piazza, distogliere le menti dalla vicenda pandemica.
Tra le iniziative portate avanti nel nostro continente in questi ultimi venti anni di immobilismo ne spicca una nata in Svezia. Per far fronte alla deriva climatica e poter intervenire sulle immissioni di CO2, è diventato operativo un progetto che ha la pretesa di risolvere parte dei problemi attraverso l'adozione di una carta di credito (Do Black) creata dalla startup fintech Doconomy che al momento della sua presentazione alla cassa rivela e traccia il livello di carbonio della spesa, emettendo la sentenza: spesa approvata o rifiutata. Il Covid 19 ha bloccato l'estensione oltre confine di questo progetto sostenuto dal colosso Mastecard dando via libera ad un altro tipo di carta verde che ben conosciamo. Secondo i fondatori, la tessera di controllo, è solo una delle tante azioni quotidiane necessarie a far fronte a un’emergenza globale. Per maggiori informazioni sul progetto 👇👇
Questo forte e ricorrente impegno nell'affrontare l'emergenza climatica planetaria e per il cosiddetto green, (in Italia è nato anche un ministero nuovo) per la salvaguardia del pianeta, ogni volta deluso dai dati riscontrabili dalle statistiche, ha un non so che di sospetto. Se da un lato può apparire foriero di grandi aspettative, in realtà potrebbe mascherare nuovi scenari tanto da far sembrare pura retorica tutti i discorsi spesi a riguardo.
Cosí il coronavirus sembra cedere il trono alla CO2. Fatto sta che le misure devono essere prese immediatamente. Schwab e Greta e Gates sono d’accordo, la crisi di Covid deve servirci come lezione.
Giovedì i giovani della conferenza presenteranno il loro documento finale sul clima all'apertura della Pre-Cop26 alla presenza di Mattarella, Draghi e con gli interventi in collegamento del premier britannico, Boris Johnson, e del segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. Anche al nostro paese non basterà schierarsi, e formulare le solite belle intenzioni.
Draghi, stavolta, dovrà dimostrare a tutti quanti i giovani convenuti che la sua non è mera retorica e che la tecnocrazia non c'entra. Sara dura.