E dove collocare poi i libri di Simone Weil o i testi poetici di René Char o le riflessioni ecclesiologiche di Bonhoeffer? Sono filosofia? Teologia? Diaristica esistenziale? Profezia? Psicologia trans-personale? Strategia rivoluzionaria? E poi sono ricerche “laiche” o “religiose”? Oppure queste differenze e queste ripartizioni da autopsia del linguaggio e dell’uomo semplicemente non funzionano più, in quanto le opere creative che abbiamo citato coniugano indissolubilmente e in modo nuovo questi ambiti un tempo ben separati?
Insomma in quale scaffale delle nostre vecchie librerie, e delle nostre menti così antiquate, e ancora ben suddivise in settori disciplinari d’altri tempi, dovremmo inserire Dello spirituale nell’arte di Kandinskij o Mysterium coniunctionis di Jung o i Diari di Etty Hillesum o L’universo intelligente di Fred Hoyle, ma anche Obbligo di luce di Celan o Dall’esperienza del pensiero di Heidegger o i Quaderni di Simone Weil, insomma quei pochi libri del XX secolo che davvero resteranno e che ci aprono al nuovo millennio?
Questo scaffale in realtà ancora non c’è in questo mondo, perché è lo scaffale dell’Uomo Nascente.
Il linguaggio (e quindi la cultura) della nuova figura di umanità, che sta nascendo in ciascuno di noi, non possiede, in altri termini, alcuna collocazione definita entro il sistema dei saperi appartenente all’era antropologica che si sta compiendo, ed in tal senso il Nascente letteralmente non è di questo mondo. Per cui per ora nasce solo ai crocicchi, ai crocevia dei vari linguaggi disciplinari rimessi in movimento, destabilizzati.
Nasce cioè in luoghi, o, forse meglio, in non-ancora-luoghi, in zone franche in cui le parole tornano ad essere poetiche, ad essere invenzioni, illuminazioni, scoperte, lampi, sintesi, appunto progetti di umanità e di mondo."
Dall'introduzione a La Nuova Umanità, il libro di studio che iniziamo a leggere dal primo anno dei gruppi Darsi Pace.
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