Nel parlare comune spesso sentiamo dire, o diciamo la frase : 《Non so volere bene a me stesso, figuriamoci agli altri !》
Questa dichiarazione, che al momento può sembrare una frase fatta, ci segnala un preciso stato del nostro essere, bloccato e chiuso in sé stesso.
Una condizione della quale spesso non siamo consapevoli perche il nostro io è portato tendenzialmente a negare e ad allontanarla da sé "distraendosi".
Prendere consapevolezza di questo stato della coscienza, quindi, costituisce un primo
passo verso la strada del "ritorno" per comprendere che quella dell' Amore è una scuola dove si impara giorno per giorno.
Un "corso di studi" preciso che può aiutare molto, se fatto con costanza e sincera volontà.
Sappiamo bene come ciascuno di noi possa avere una storia, un vissuto faticoso
fatto di vicende tristi e dolorose, di relazioni sociali e familiari quotidiane spesso in un clima di attrito e di competizione.
Proprio nella famiglia, nel primordiale nucleo sociale, possiamo trovare le prime manifestazioni, i primi segnali
di un nostro stato condizionato, di un ego non allineato e quindi alienato.
Questo solo per dare uno spunto ed iniziare a comprendere cosa c'è in noi che non sentiamo sintonizzato, cosa ci fa sentire dissociati e spesso distorti.
Vale a dire quello che, in sostanza, causa una cattiva stima di noi e di conseguenza ci porta a non amarci e a chiuderci fino ad evitare le relazioni con gli altri e quindi a non amarli.
Cosa possiamo fare in tali frangenti. In che modo possiamo ri-trovare la via di ritorno ?
Intanto, un primo passo può essere un graduale e continuo lavoro di auto-conoscimento. Giungere alla memoria di quegli episodi cruciali dell'infanzia che ci hanno condizionato, quelle situazioni del tipo: dire sempre sì per dimostrare all'altro (che sia genitore, tutore, datore lavoro etc) che siamo zelanti, che siamo bravi, per non deludere, per capire che questo nostro atteggiamento può nascondere la paura di vedersi negato l'amore.
Oppure reagire chiudendosi in sé stessi a seguito di una provocazione o di un rimprovero. Tutti episodi che se non affrontati diversamente, vengono ricordati e riproposti nell'attualità laddove ci trovassimo a contatto con i nostri quotidiani interlocutori.
Tali condizionamenti finiscono per "pesare" oltremodo sull'equilibrio personale.
Ci troveremo sempre di fronte ad un espressività menomata della nostra personalità, incapaci appunto di amare, proprio perché non siamo stati capaci ad amare noi stessi.
Cosa possiamo fare ora?
È tardi o possiamo sempre intervenire?
Intanto trovare uno spazio per acquietare la mente attraverso una semplice pratica meditativa. Una mezz'oretta a seduta ogni giorno.
La nostra coscienza, infatti, essendo
oscillante, ha un costante bisogno di trovare momenti di "presenza" nei quali non proiettarsi sul da farsi, (preoccupazioni sul futuro), o fermarsi sul passato (rimpianti, sensi di colpa per fatti accaduti).
La meditazione aiuta molto a trovare questo "stato di presenza".
Questa condizione favorirà il flusso della Verità.
La Sapienza divina si farà sapienza umana.
Pian piano, con la Rivelazione, inizia un movimento in te, attraverso una visione sempre più autentica della vita che si potrà tradurre in una nuova relazionalità.
Il rilascio di questa sapienza interromperà il "memoriale" dannoso, il cliché ripetuto degli errati atteggiamenti e,
come dice Giovanni l'apostolo, la nostra ri-nascita nello Spirito, e la visione di Dio saranno sempre più complete.
La meditazione, un atto d'amore verso sé stessi e verso l'umanità, diventa così un viatico per la tua guarigione.
#pasqualinocasaburi