Sto leggendo questo autore trovando straordinarie alcune sue intuizioni e considerazioni. Riflettevo su l'uomo di ogni tempo, sulle analogie del suo pensiero nella ricerca della verità, sul desiderio di trovare soluzioni che possano coinvolgere l'intera umanità eliminando le ingiustizie, annullando le divisioni. In sostanza, adottare e realizzare un progetto, una formula politica teocratica ed ecumenica.
Ho trovato nei suoi scritti molte analogie di pensieroo con alcune delle fondamentali basi teoriche sulle quali sono nati e cresciuti i Gruppi Darsi Pace di Marco Guzzi.
Siamo nel 1874 quando Vladimir Solov'ev idealizzando il suo progetto (teocratico e ecumenico) per una più giusta e pacifica società nazionale e internazionale e una Chiesa cristiana riunita e rinnovata nello spirito, si scontra con molte difficoltà di vario ordine fino al punto di considerare fallite le sue idee e piombare in una sorta di notte oscura.
[ È l'itinerario di tutti quanti intendano mettersi in un serio cammino di trasformazione interiore. Superare le cadute e fare di queste una bagaglio ereditario capace di dare una nuova spinta motivazionale spesso accompagnata da un rinnovato intuito.]
"Se il pessimismo scaturisce non ci fa cadere in disperazione grazie solo alla fede nelle promesse divine".
Solove'v rimane pur sempre convinto che la storia universale sia destinata a trasfigurarsi nel Regno di Dio e che gli uomini possano e debbano partecipare attivamente e liberamente alla venuta del Regno pur dubitando dell'adeguatezza dei loro strumenti teorico pratici (l'arte, la tecnica, la politica, la religione organizzata, la filosofia, la stessa gnosi sapienzale); e soprattutto dubitando della loro fedeltà del loro impegno.
[Sembra qui di intravedere la prospettata nascita di una Nuova Umanità (partecipazione attiva) tante volte ricordata nelle varie argomentazioni sostenute da Marco Guzzi.
Il neonato "attivismo" della fase evolutiva di DP nel riconoscersi pronto per una più incisiva strategia di coinvolgimento per la trasmissione dei propri valori identitari. La fase nuova. La Nuova Età.
La capacità di leggere i segni dei tempi oramai giunti a compimento. (Tempi finali)
Un tempo nel quale l'uomo vecchio cederà il passo ad una nuova figura di uomo.]
Gli "ultimi tempi", gia cominciati, appunto, appaiono al filosofo ora dominati dalle menzogne e dalle violenze dell'Anticristo (degli anticristi: portatori di ideologie e seminatore di morte) e dall'infedeltà dei cristiani
Tuttavia rimane fino alla fine ancorato come a una verità da credere sulla garanzia della Scrittura e dello Spirito, all'idea che il mondo non finirà prima che il "piccolo resto" dei veri cristiani delle tre confessioni, riuniti dalla persecuzione e dalla fedeltà a Cristo custodita e proclamata da Giovanni, Pietro e Paolo risorti, insieme agli ebrei di Palestina ribelli al falso Imperatore cristiano e vero Anticristo, e ai martiri, risorti, di ogni fede, si sia raccolto nella città santa, Gerusalemme, intorno al Cristo Risorto e glorioso e abbia inaugurato con Lui il Regno millenario.
Così nel 'Breve Racconto', rinnovando il messaggio dell'antico mito del millennio, Solove'v vuole trasmettere
1) la sua percezione del dilagare del male e di un necessario tempo di purificazione. Un tempo di transizione nel quale ai credenti debbano essere chieste non già le nobili ma vane attività di cui sopra, ma le passività, solo in apparenza perdenti, della preghiera, della sofferenza e della nuda fede.
[ la purificazione è l'opera continua di liquidazione del nostro stato egoico bellico (io in conversione) per giungere ad un'autentica e rinnovata relazionalità (io in relazione) ]
La rivoluzione silenziosa (appunto)
2)la certezza che Israele avrà una parte decisiva nella battaglia finale contro l'Anticristo, anche se solo la condivisione della croce di Cristo sarà il fattore davvero risolutivo.
Tutto verrà riunito in Cristo
3) La persuasione che la vittoria finale della vita sulla morte, dello Spirito non sulla ma nella carne dell'umanità e del mondo appartiene solo a Dio, che ne conosce i tempi e i modi, paradossali come tutte le verità essenziali del Cristianesimo, a cominciare dalla più propria e inaudita che la gloria è nella croce, la potenza nell'impotenza (e viceversa).
Concludendo.
Quanto solo in apparenza può far sembrare inconciliabile l'orizzonte della fede con quello della speculazione, l'eredità patristica con la novità dell'idealismo, la tradizione con la modernità, ad una più attenta analisi della tormentata vicenda esistenziale dell'autore ci fa scoprire come il Cristianesimo possa reggere il confronto con gli esiti nichilistici della modernità, solo quando ha il coraggio di farsi carico del loro risvolto tragico, individuando la sua verità più propria nella gloria della croce e offrendola come la chiave ermeneutica capace di consentire alla modernità e alla post modernità di comprendersi meglio di quanto esse riescano a fare quando si collocano nella prospettiva di una secolarizzazione banalmente trionfalistica, simmetrica al clericalismo antico.
[Anche qui troviamo un'analogia di pensiero.
L'idea trasmessa riguardo alla natura della modernità che sembra non ostacolare l'annuncio del messaggio evangelico ma, anzi, iscriversi dentro le vicende di un mondo che nelle fasi estreme del suo sgretolamento fa intravedere piccoli Bagliori del Nuovo Giorno.]
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