1. Una di queste vie, la più largamente seguita, è quella che dapprima di riconosce l'altro come identico a noi in forza della comune dignità umana, salvo poi assimilarlo alla propria cultura mortificando gli usi e costumi propri del popolo. (Vedi quanto accaduto agli indios di America.) Complici di questo atteggiamento autoritario anche le istituzioni religiose del tempo, che avevano come mira l' espansione e l' integrazione della cristianità nel mondo. Non è possibile entrare nella nuova era planetaria senza riconoscere criticamente le sopraffazioni perpetrate dalla Chiesa.
2. La seconda soluzione consiste nel conciliare il riconoscimento della dignità di uomo dell'altro, con la dichiaraziine della sua inferiorità, in quanto diverso. (Uomo sì ma in quanto diverso inferiore). Si aprirebbe così un'egemonia del soggetto forte sul soggetto debole. Per questo gli indios, per tornare all'esempio americano, per due secoli dopo essere diventati cristiani, furono considerati inidonei al sacerdozio. Per questo Winston Churchill non poteva tollerare che quel "fachiro nudo" di Gandhi parlasse da pari a pari con il governatore di sua maestà imperiale. L'assimilazione o la subalternità: ecco fino ad oggi il destino degli altri entrati in contatto con l' uomo occidentale. La modernità non ha conosciuto altri esiti
III. Il tempo nuovo ci pone davanti una via mai tentata e che solo oggi è resa possibile dall'unificazione strutturale del pianeta e dal tessuto delle interconesse etnie. Questa è la terza via. La via dell'uguaglianza nella diversità e la via della diversità nell'uguaglianza. Siamo all'epifania dell'altro, che comporta una modificazione della soggettività. Nel riconoscere l'altro come tale, io resto me stesso e in più mi faccio ricco dell'alterità riconosciuta. Davanti all' Altro entro in una specie di situazione ermeneutica in cui a decidere della mia apertura o meno è il cumulo dei pre-giudizi, delle pre-supposizioni, che in forza della storicità ineliminabile dell' esistere, dà contenuto concreto alla mia identità. O la provocazione dell' alterità disgrega quel cumulo e mette in moto la mia predisposizione a trascendermi per cogliere nell' altro un nuovo connotato della mia identità di uomo, o quel cumulo resiste con rigidità, come un nocciolo duro e allora in nome dell'uomo respingo l'uomo.
VI. La mutazione antropologica, come si vede, è un' opzione che si risolve entro la sfera etica. Questa rivoluzione antropologica non può avvenire come semplice processo coscienziale. Essa provoca e presuppone anche un mutamento dei rapporti economici e politici.
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