venerdì 21 marzo 2025

RIFUGIO DEI MIGRANTI

Ultimamente la frequenza nella recitazione del Santo Rosario ha stimolato la mia attenzione a soffermarsi  sulla parte finale della sua estensione che si esprime con le cosiddette litanie lauretane

Espressioni brevi, di una potenza indescrivibile che sottolineano le qualità della Madre celeste.
Grazie alla loro formula ripetitiva ho potuto soffermarmi sul senso profondo di alcuni termini adottati. Parole che a volte potrebbero apparire arcaiche, ma che al contrario risultano essere a noi molto vicine in quanto incredibilmente accostabili alle situazioni che viviamo.
Tra tutte le litanie presenti mi è risuonata in particolar modo interessante quella che recita: rifugio dei migranti.

Migrante, termine antico ma terribilmente attuale, se pensiamo al fenomeno degli approdi riguardante le coste della nostra penisola.
Ho scritto approdi, volutamente, badate bene, e non sbarchi.
Sì, perché le parole contengono già in sé una pre-disposizione, una dichiarazione di intenti.

Proferendo la parola sbarco già coviamo nella nostra mente, se non una paura, una profonda preoccupazione di incontro misto ad una scarsa solerzia.
Dicendo approdo, alimentiamo nel nostro cuore un desiderio di accoglienza misto ad una buona volontà di agire.
Mente e cuore. 
È sempre qui che avviene il 'dibattito' che decide l'impegno. Il terreno dove si gioca la sorte dell'altro che oltrepassa un confine geografico, confine che spesso è solo nella nostra mente.
Ecco che il nostro spazio, inteso come territorio caratterizzante la nostra identità nazionale, può diventare un rifugio, un porto sicuro per persone toccate da un destino infausto, e per usare una parola che non dovrebbe esistere:  l'altro.

Solo quando nel nostro cuore avvertiremo quel fremito capace di aprirci ad una visione salvifica, per proiettarvi le nostre energie .
Quando nei nei nostri occhi brillerà il riflesso della pelle dei fratelli piagata dal sale.
Solo allora potranno davvero cadere quei confini puramente mentali disegnati dalla grafia dell'orgoglio, dalla supponenza di superiorità, dalla chiusura del cuore.

domenica 9 marzo 2025

Il (v)angelo prima del Vangelo

Esiste un vangelo prima di quello scritto, di quello con la V maiuscola per intendersi. Questo coincide con una disposizione dell'anima e del cuore.

Corrisponde ad uno stato di coscienza pre-esistente nel quale siamo già stati benedetti nella tentazione. Situazione, questa, sempre presente nella nostra vita e per tre volte evocata nel Vangelo di questa prima Domenica di Quaresima.

Il vero senso della tentazione, infatti, è questo. Di non costituire di per sé una cosa negativa, ma un'opportunità per mettere alla prova la nostra fede.

Un pó come avviene per la crisi in modo analogo in quella economica o in quella psicologica.

Mettere alla prova le propria capacità nei momenti difficili, o mettersi alla prova davanti ad una tentazione costituisce un percorso di riconciliazione e di purificazione che ci 'abilita', potremo dire, a metterci davvero, con la giusta disposizione, davanti alla Parola. 

Come ha detto padre Valerio Mauro nella sua omelia domenicale, non basta leggere, la Bibbia, il Vangelo. Non basta andare alla messa la Domenica. Tutto ciò può costituire un semplice formalità laddove non esista una tensione interiore, una sensibilità sottile, un atteggiamento di apertura all'altro. Saremmo davvero ben 'disposti' e preparati a leggere le sacre scritture solo dopo essere passati attraverso questo status.

Come ottenere tale apertura? 

Comprendere, in primo luogo, che il tempo di Quaresima cosituisce un tempo propizio per riconciliare la propria vita attraverso un percorso di conversione nel quale solo mettendo progressivamente da parte il nostro io potremo veramente donarci all'altro e sentire la 'beatitudine del dare'.

Un cammino che ricorda il dinamismo del moto fluente del fiume che scorrendo lungo il proprio letto tende a raggiungere il proprio estuario, e per finire il mare.

sabato 8 marzo 2025

VIAGGIO NEL CUORE DELLE DONNE

È stato un omaggio alle donne, per celebrare la loro Giornata Internazionale, lo spettacolo messo in scena ieri sera al Teatro degli Industri di Grosseto da Fabio Cicaloni.

Un percorso interiore, un itineraio nell'anima, direi, di tre figure emblematiche della Commedia dantesca, con le dovute tappe all'inferno- attraverso la figura di Francesca- per attraversare il purgatorio, con la Pia De' Tolomei, fino a giungere al paradiso con un'interpretazione magistrale della figura di Picarda.

Un occasione ulteriore, per il performer, per confermare la sua versatilità.

Artista dalle molteplici facce, non solo per il trasformismo proprio delle interpretazioni, ma per l'agilità dello slancio artistico.

In questa rappresentazione Fabio ha dimostrato, ancora una volta, di saper esplorare, con risultati eccellenti, territori artistici differenti, transitando con maestria e fluidità dalle atmosfere vivaci di una brillante performance canora-, ricca di  timbrica e intonazione superbe- (eseguendo magistralmente noti brani di Fiorella Mannoia e Mia Martini), al climax di una più mesta e concentrata esecuzione recitativa, entrando completamente nei personaggi interpretati, soprattutto in quello di Picarda con la quale Fabio ha saputo trasferire al pubblico una forte espressività drammatica, tanto che non si è esentato ad esprimersi, (se ne sentiva il bisogno), in un finale ironico e esilarante. 

Quello dedicato alla figura di Beatrice, che ha saputo dare un tocco di leggerezza alla serata, restituendo alla platea il sorriso spesso nascosto dietro una narrazione dai contenuti cupi e drammatici che hanno comunque rivelato e fatto riemergere ricordandola a tutti i presenti la difficile condizione della donna nella società, anche contemporanea. 

Una bella atmosfera quella creata dal violinista Carlo Recchia e dalla chitarra di Claudio Buselli, arricchita dalla lingua dei segni da Mirco Guerrini.

Grazie per la bella serata ❤

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