I problemi di salute mentale sono sempre più diffusi. Infatti, sono oltre 16 milioni gli italiani che lamentano un disagio medio-grave di questo tipo. Una crescita del 6% rispetto al 2022, con in vetta ansia e depressione, che ha colpito soprattutto donne e giovani. È quanto emerge da un'analisi dell'Università telematica Cusano.
(Fonte Tgcom 24👇🏼👇🏼)
Tra tutti questi dati che emergono si muove timida una condizione, direi un bisogno umano profondo che si chiama
Consolazione.....
"E’ una parola importante, capisco bene che non può non figurare in questo mio personale dizionario, in perpetua formazione- scrive Marco Castellani, astronomo, scrittore e praticante dei gruppi Darsi Pace. E’ importante ma raramente ci penso – come se ci fossero sempre cose più decisive, più urgenti, da analizzare. Come se la priorità fosse sempre altrove. Meglio, come se la parola stessa racchiudesse un non so che, un sogno semplicemente troppo bello per essere una cosa reale, una cosa da adulti".
"In questa percezione del mondo, un bambino certamente si consola, si può e si deve consolare. Un adulto più o meno deve cavarsela da solo (o al massimo entrare in terapia), perché si suppone abbia maturato gli strumenti interni per affrontare i momenti difficili.
Il mondo peraltro è strano, è certamente molto più bizzarro degli schemi mentali che ci possiamo fare, che ci facciamo. E’ anche qualcosa che viene percepito in modalità molto differenti, a seconda degli stati psicologici e sociali in cui ci troviamo, che stiamo attraversando, come individui e come comunità. Potrebbe anche essere, dunque, che ci stiamo nascondendo l’unica cosa reale, l’unica cosa di cui occuparci seriamente, e serenamente".
"Abbiamo bisogno di consolazione.
O almeno, io ho questo bisogno di consolazione, anzi di una infinita consolazione. Sempre, in ogni momento. A volte il senso di mancanza di questa infinita consolazione stringe il cuore in una morsa in cui quasi non riesco a respirare.
Bene, direi.
Bene, perché già ammetterlo è l’inizio di una liberazione possibile. E’ dismettere l’atteggiamento dell’Ercolino sempre in piedi, è ritrovare – quasi come pietra preziosa – la propria fragilità e iniziare a dialogarci, provare ad abbracciarla. Sentirsi incompleti e non provarne scandalo, è il primo passo verso una riconciliazione con sé e con le cose".
Questa dimensione intima però non è scollegata da quella sociale- sottolinea Castellani-. Tanto che quest'ultima abbraccia completamente la prima. Così tanto, che un essere dominato dalle proprie paure non potrebbe affrontare il sociale intervenendo costruttivamente ma rischiando di "muoversi" in base alle sue problematiche irrisolte.
Dunque non è più lecito tenere separato l’ambito politico da quello personale.
O peggio, aspettarsi la salvezza dall’intervento anche generoso verso le condizioni esterne. Anche risolvessimo – per assurdo – problemi enormi come la fame, la povertà, rimarrebbe sempre qualcosa. Rimarrebbe un bisogno enorme di consolazione, di conforto dalle paure.
Ergo consoli-amo-ci
Marco Castellani
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