Per fare solo un esempio-considerando una categoria molto interessante come la medicina, possiamo constatare come questa, nei paesi del Nord del mondo, dei Paesi cosiddetti sviluppati, sia necessariamente da secoli e sempre più, avviata ad occuparsi in termini tecnicisti e riduzionisti della persona, separandone gli organi, concentrandosi sulla specializzazione sempre maggiore nella cura di tali organi, ottenendo peraltro grandi risultati da questo punto di vista.
Sarebbe puerile per non dire stupido, voler rinunciare o disconoscere tali risultati che sono anzi da accogliere con grande apprezzamento.
Questo paradigma strettamente collegato alla progressione tecnologica, permea naturalmente tutta la cultura del mondo industrializzato e capitalistico, anche rispetto ai temi della salute non solo dell’uomo ma degli ecosistemi, della politica, dell’economia, della scuola.
Il sud del mondo, d'altro canto, è portatore di un paradigma altro da quello riduzionista: animista, centrato sull’ordine implicato tra tutte gli esseri e l’ambiente, invece che sull’ordine esplicito del materialismo.
E in questa contrapposizione, si fa sentire sempre più la necessità di un dialogo.
Non un dialogo naif, sull’onda di entusiasmi new age, ma un serio interrogarsi, ricercare, e infine agire attraverso la riunificazione dei saperi, il rigore metodologico nella visione sistemica del mondo e dei suoi esseri, nelle loro relazioni, nel loro essere sistemi complessi.
Stanno nascendo infatti nuove figure professionali trasversali, accanto al medico tradizionale e quindi scuole atte a preparare queste nuove conoscenze.
Professionisti capaci di agevolare il processo di riunificazione e di convergenza delle varie discipline scientifiche ma anche umanistiche.
Rinasce così la Paideia, l’educazione, non solo alla conoscenza, ma alla coscienza, nell’unità dei saperi, per la promozione della salute globale, individuale e collettiva.
#pasqualinocasaburi
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