"All'interno della fede ebraico-cristiana, una visione del mondo incentrata sull'attesa di un Messia"
Per estensione e in senso figurativo: "l’aspettativa escatologica; nella storia politica, la speranza nella restaurazione di un regno, di un popolo o dell’umanità, l’attesa di un radicale rinnovamento della società."
Ma quale è questa figura che immaginiamo possa giungere e compiere la restaurazione, a "rinnovare" e a far rinascere la nostra società. Quale trasformazione, aspettarsi e da dove partire per consentire l'innesco del salto evolutivo in questione?
Intanto occorre, dapprima, prendere coscienza del decadimento in corso di tutte le categorie del vivere- a partire dalla famiglia, dalle istituzioni sociali, della politica, per arrivare alla scuola, al lavoro- per poi notare come la progressiva accelerazione di questo processo, con scarsa capacità di potersi appellare ad un sistema sempre più condizionante, controllante, dirigistico, ci abbia messo di fronte ad una necessità di una scelta urgente.
Siamo davvero, come dicono qui in Maremma "alle porte coi sassi", in un punto di non ritorno del cammino antropologico verso una nuova figurazione?
E se sì quali caratteristiche dovrebbe avere quest'uomo Nuovo per poter essere adottato come esempio, come pioniere di una Nuova Umanità.
Se facciamo un'analisi accurata del nostro tempo che potremo definire ultra-post-moderno, potremo notare una grande "resistenza" a lasciare andare tutte quelle tendenze distruttive che ci hanno portato fin qui. Questo perché spesso sono mascherate dall'ipocrisia di un progresso tecnologico che appaga e addormenta attraverso il soddisfacimento di falsi ed effimeri bisogni.
A seguito di questo lassismo, di questa ipnosi inconsapevole notiamo corrispondere un impegno sempre residuale.
Una fiacchezza rivoluzionaria si impadronisce delle menti sempre più svuotate dalla mancanza di volontà, dalla scarsa voglia di ricercare ragioni che uniscono piuttosto che, come stiamo assistendo ora, prestarsi a facili "schieramenti" e, per giunta, con la pretesa di avere sempre ragione.
Scarsa volontà di trovare le motivaziomi per una "convivenza pacifica" nella radicalità dell'essenza dell'uomo, e predisposizione a rifiutare le sue innate ed intrinseche peculiarità.
Mi riferisco alla sfera spirituale, all'energica spinta che si ottiene dalla speranza alimentata dalla sorgente viva dello Spirito.
Fra pochi giorni avverrà un appello, uno dei tanti ai quali saremo chiamati ancora una volta ad esprimerci.
Il rischio è ancora una volta di venire abbindolati dal trascinatore di turno, dall'affabulazione dei concetti messi
in ordine da una dialettica accattivante, pur riconoscendo che i programmi messi in vista si assomigliano un pó tutti indipendentemente dagli schieramenti di emanazione.
Qui può scattare veramente un errato riconoscimento, un'attribuzione eccessiva di competenza, un ingenua fiducia messianica.
Può avvenire un abbaglio e scambiare l'opportunista di turno per il "salvatore".
Ecco perchè occorre informarsi bene prima di fare la scelta.
Occorre sviluppare bene le proprie capacità di discernimento e, senza farsi condizionare, valutare ogni proposta e soprattutto il modo di esporla, scovando le motivazioni opportunistiche nascoste dietro le apparenti seducenti promesse.
Ecco da dove può nascere, secondo me, questa figura nuova.
Solo da dentro ciascuno di noi! E lo sta già facendo spingendo sull'orlo del precipizio tutte le nostre distorsioni, tutte le nostre maschere che pervicacevente ancora ostentano resistenza.
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