lunedì 11 luglio 2022

RIBELLARSI AL NONSENSO

Se fosse un brano musicale questo romanzo potrebbe essere una cover eseguita mirabilmente, in perfetto stile, dove l'autore, Michele Fortis, medico di Bergamo, attraverso parallelismi nemmeno tanto larvati, riproduce nel dipanarsi della storia, la situazione che abbiamo vissuto tutti noi negli esordi dell'insorgenza della crisi pandemica. E lo fa stando bene attento a non far emergere la sua posizione a riguardo. 

Posizione che possiamo intuire solo da un'attenta lettura del testo dove possiamo cogliere, come sfumature, accanto alla sua preparazione e conoscenza tecnica, anche le sue aperture, e direi ferme convinzioni di una capacità profonda di resilienza insita nell'uomo, fino a mostrarne una soffusa fede verso il trascendente. 

Che sia un medico e per giunta di Bergamo a scrivere, la dice lunga. La spinta ? La forte necessità di mettere su carta le impressioni, le circostanze vissute in prima persona durante quel periodo buio, che hanno messo a dura prova i principi di libertà.

La lente di osservazione qui si sposta ad analizzare un tranquillo paese maremmano dove regna la tradizione, la fratellanza e lo spiccato senso della comunità. 

In questo piccolo borgo accade, in un particolare e contingente momento di emergenza, di veder nascere un collettivo di idee comuni.

Il borgo di Fortepietra è la prova che anche le piccole comunità possono diventare nucleo compatto capace di avere propria autonomia decisionale, disubbidendo alle prescrizioni governative quando insensate.

Ma mai i suoi abitanti avrebbero pensato di poter far nascere un simile movimento rivoluzionario.

I "ribelli" sono persone semplici che si ritrovano spesso in un pub del paese per programmare la propria azione di dissenso verso le forme di coercizione imposte dal governo per fronteggiare un'epidemia causata da un acaro che colpisce la pelle.

Il principale dispositivo indicato dalle autorità è l'uso dell'olio di palma per tenere igienizzato il corpo.

Questa sembra però produrre effetti indesiderati devastanti fino a far sorgere il dubbio al gruppo dei dissenzienti. Una di loro grazie alla collaborazione di un biologo svizzero riesce a "decifrare" la composizione chimica dell'olio facendone emergere la sua pericolosità per la salute quando a contatto con alcuni pollini presenti nell'aria.

Fin qui nella trama niente di nuovo. E il ritratto dei temi comuni di tanti altri romanzi distopici.

Quello che da risalto al romanzo è invece  il "cast".

la presenza di numerosi personaggi, gli abitanti del borgo e delle frazioni circostanti, tutti descritti  minuziosamente e coloriti da un simpaticissimo vocabolario dialettale e da imprecazioni ed espressioni in gergo toscano che ti catapultano immediatamente in quell'atmosfera particolarissima fatta di sapori genuini e pacche sulle spalle.

L'autore è abilissimo ad integrare passi di contenuto scientifico con un una narrazione degli eventi sobria e scorrevole. 

Alcuni passi sono descritti tanto bene da avere un effetto immaginativo che ti porta ad avvertire il calore, i suoni e perfino i profumi di quella terra.

Il paese dei ribelli è un romanzo scritto bene, con la coscienza di un medico, con la mente libera da pregiudizi, ma soprattutto col cuore di chi sa riconoscere le radici profonde della propria identità e per questo è sempre pronto a combattere chi le mette a rischio.

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