martedì 19 ottobre 2021

LA RIVOLUZIONE NON È UN FILM

La "grande illusione", quella che il "prodotto" così finemente confezionato, preparato e in ultimo propagandato con tanta enfasi nelle nostre pubblicità suadenti ed invitanti. Sapete, quelle continue interruzioni, nel bel mezzo di un programma, che chiamano ipocritamente "consigli per gli acquisti". 

Ebbene questa grande scenografia, questo teatro, dove gli attori di una rappresentazione post moderna nei loro camerini ripassano il loro consumato canovaccio, per poter recitare bene la grande farsa chiamata neoliberismo, tutto questo potrebbe avere i minuti contati per capitolare.

Potrebbe essere la sinossi di un film di geo politica, direte voi. Sapete, uno di quelle serie americane che tanto vanno nelle piattaforme on-demand, nelle quali pochi avventurieri rivoluzionari pretendono di cambiare il "sistema". E a ben vedere, se focalizziamo la nostra attenzione su quelle che sono le basi sulle quali si fonda una struttura economico finanziaria, un sistema geo politico, un' economia, insomma una società, ci rendiamo bene conto come questo carrozzone sia vulnerabile. 

Come il progresso tecnologico nella sua estrema evoluzione sia oltremodo suscettibile, proprio per la sua estrema tendenza, potendo consegnare nelle mani di quei pochi tecnici "allevati" dallo stesso sistema, il destino della "macchina". Un semplice click potrebbe fermare un server o grandi centri di aggregazione di dati, archivi e database di banche. Nello specifico, fermare flussi finanziari. È successo anche ultimamente nei siti delle aziende sanitarie durante l' emergenza pandemica. Per questo motivo le grandi aziende hanno sempre previsto nei loro piani di sviluppo un'adeguato programma di sicurezza digitale contro gli attacchi in rete. 

Il dato economico e finanziario, infatti, non è un qualcosa di palpabile, ma corre lungo input elettronici, si esplicita in valori che vengono inscritti da flussi generati dai circuiti di sistemi pagamento per poi materializzarsi solo al momento della spesa e del ritiro del prodotto.

Eccoci arrivati al punto. Il prodotto.

Possiamo fare a meno del prodotto o di alcuni prodotti? Penso di sì. È quello che potrebbe avvenire sotto la spinta di una protesta pacifica, senza invadere le piazze per prendersi in faccia i getti gelidi d'acqua degli idranti. Fermare dalla base, questa catena interrompendo la domanda, e quindi lo stimolo al consumo ipnoticamente sollecitato dal sistema.

Tralasciando le modalità di intervento più tecnico informatiche, anche se non lo escluderei del tutto perché molto attuabile non solo nei palinsesti televisivi, il modo per poter scardinare questo potere imperioso di guidare le scelte potrebbe essere proprio questo.

Sollecitare una rivolta silenziosa, per dimostrare così che non siamo dentro un film. 

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