domenica 25 luglio 2021

IL CORAGGIO DELLE IDEE

Il contesto "social" che caratterizza questi nostri tempi, e dove sempre più spesso avviene il confronto, non è esattamente lo spazio nel quale possiamo vedere esprimersi autenticamente e liberamente il pensiero, ma può rappresentare, nelle evidenze, un vero "laboratorio" nel quale la sostanza reagente (la tematica di cui si tratta) ottiene nei 're-agenti comunicativi' lo stesso effetto e risultato visibile che nelle relazioni in presenza.

In tutti e due gli ambiti, quello social e quello dal vivo, si può scegliere un confronto pacato nel rispetto delle altrui idee, in uno spirito democratico di tolleranza di visioni e pareri differenti dai nostri. Oppure arroccarsi sulle proprie posizioni ritenendo esatte solo le proprie idee o addirittura tacciando l' altro di essere offensivo solo per avere la propria. Si può giungere, così, nelle migliori delle ipotesi, quando non si scende a livelli bassi dell' insulto, ad una chiusura o ad un blocco dell' interlocutore o, parimenti allontanarsi fisicamente, conformemente alla propria indole pavida, o talvolta consigliare all' altro questa scelta. Prendere il prorpio "giocattolo" ed andare a giocare da un' altra parte, in un altro spazio più accogliente, dove si pensa di ottenere i consensi per scoprire invece che esistono molte opinioni non "fondamentali", diversi punti di vista e sue sfumature, che partono da un profondo sentire e non da un bisogno di "appartenenza". 

La ragione di questo cambio di "orizzonte", quello dell' accogliente e plaudente uditorio, forse è dettata dal bisogno sfrenato che alcune categorie hanno di sentire il consenso, come un desiderio maniacale di essere accolti e sostenuti. Queste espressioni sono a mio parere atteggiamenti 'distorti' della personalità, rivelatori di un vissuto esperienziale che continua a reiterarsi nel presente. Potremo definirle come una matrice emotiva fondamentale (MEF) dell' individuo ma anche atteggiamento sociale in genere di tutte le categorie antropologiche. Avere il coraggio delle idee è riflettere ogni volta su quello che ci ri-suona dentro per poterlo esprimere liberamente, anche se poi qualche arrogante interlocutore dalla sua forbita dialettica, dalla sua torre d' avorio, è sempre pronto a smontare il tuo genuino sentire. È la cultura del vecchio uomo che non vuole morire e si aggrappa ancora a quella matrice sapida di soggettività, a quella relazionalità egoica della falsa inclusione che invece tende ad inglobare nelle proprie logiche. Quella cultura che non ha il coraggio di lasciar andare, in un atteggiamento umile, quelle che sono le proprie pretese verità per lasciar spazio al modello di scambio di visioni e di visuali che arricchiscono le esperienze di ciascuno.  

Avviene nel "credo religioso" nelle sue espressioni più fondamentaliste, dove il proprio orientamento vuole sovrastare quello altrui; Nella scuola, università, insegnamento e didattica in genere, dove il modello sembra seguire l' impronta neoliberista. Ultimamente, in proposito, alcuni giovani hanno davvero avuto il coraggio delle proprie idee evidenziando quelle che direi essere delle eccellenze di pensiero tra le macerie di questo sistema (scolastico). Il coraggio sincero di alcune studentesse della Normale di Pisa di smascherare, nel discorso fatto in aula in occasione della cerimonia di consegna dei diplomi, le logiche 'aziendali' e "neoliberiste" nelle quali naviga la cultura e nello specifico l'università italiana. Un discorso di ringraziamento un pó insolito dal quale emerge l' emozione e la passione di alcune studentesse e direi il bisogno di far luce su questo problema sistemico oltre che a quello specifico della Normale di Pisa. Non potrei essere più d’accordo sulle loro parole e orgoglioso di apprendere che esistono tanti giovani che hanno il coraggio delle proprie idee. 

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