Questo sguardo carico di tenerezza verso la nostra umanità è entrato nel mondo attraverso la carne di un Uomo, Gesù di Nazareth. Attraverso la sua umanità opera e si fa viva la presenza di Dio. Questo contatto stabilito duemila anni fa avviene tutt'oggi in molti modi, anche al di fuori dei sacramenti, ma sempre con la mediazione di Gesù. Alla sua Incarnazione dovrà orrispondere una nostra incarnazione, una nostra ricerca nella carne del mondo della sua Presenza. Cercare la carne è mostrare la nostra carne. È disporsi in modo autentico con le nostre debolezze e miserie davanti al Suo sguardo che tutto accoglie.
Quasi sempre invece mostriamo, e non solo come individui, ma anche come istituzioni, una maschera di falsa sicurezza, un atteggiamento di costruita umiltà. Così come individui pretendiamo di avere sempre ragione ed entrando inconsapevolmente nel giudizio creiamo divisione. Come istituzione offriamo un accompagnamento superficiale fatto di regole e protocolli. Una esterioritá manifesta di malcelata pretesa di verità fatta solo di dogmi, quando invece le circostanze dovrebbero far ammettere agli operatori nel civile e ai custodi della fede nell'ambito religioso, le proprie debolezze. Perché non ci mostrano la loro carne, non ci fanno vedere le loro ferite. Perché non lo dicono che non ce la fanno? Perché invece di farci perdere gli sguardi nelle navate non ci fanno scrutare la bellezza del Cielo ? Quello che ci salverà credo sarà proprio giungere a mostrare al mondo la nostra umanità, la nostra carne, per far cadere finalmente queste maschere di sicurezza.
La carne può diventare veramente il cardine della nostra salvezza.
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