sabato 17 luglio 2021

B.L.O.G.- Belgio, Lussemburgo, Olanda, Germania

Con un altro scossone, ancora una volta il clima e l'ecosistema ci ricordano la nostra precarietà, il nostro effimero esistere. Lo stato di emergenza, l'ultimativitá delle condizioni del nostro pianeta, l' allarme sul surriscaldamento e sul rischio globale conseguente, attivati oramai da tempo dai competenti organismi internazionali sembrano essere puntualmente ogni volta sottovalutati. Ad ogni "rintocco della campana" seguono puntuali le esternazioni sullo stato di pericolosità, considerazioni particolareggiate dell' accaduto, delle cause dei disastri e delle esondazioni. Tutto seguito prontamente dalla mera ed unica preoccupazione di attribuirne le responsabilità. 

Mentre Madre Natura sembra accompagnarci ancora una volta (dopo il lockdown pandemico) a riflettere sull' unica origine del creato e sulla connessione biologica dell'umanità, noi, ad ogni evento catastrofico, terremoti, allagamenti ( ultimamente si stanno verificando in modo esponenziale), finiamo sempre per adottare atteggiamenti che apparentemente sembrano propositivi, ma che in sostanza potremo classificare come figli di un "attivismo immobile".  

Intanto la nostra amata Terra cerca e trova un suo nuovo equilibrio. Un nuovo ma doloroso assetto per la vita civile, ma meglio direi civilizzata. Una delle classificazioni che si fanno degli immobili li definisce infatti proprio "civile abitazione". 

Ma sono davvero atto di civiltà? Sono veramente gesti di rispetto quelli dettati da provvedimenti di esproprio di aree verdi urbane o di zone territoriali boschive, con il solo progetto di immetterne cemento, costruire autostrade e cavalcavia. Sono azioni responsabili queste determinazioni per il solo pretesto di velocizzare i tempi di spostamento a danno di in equilibrio. 

È sotto gli occhi di tutti come lo sviluppo smisurato delle infrastrutture, l'esasperato incremento delle aree urbane, iniziati in origine con lo spopolamento delle campagne, abbia avviato da subito un processo di "appropriazione indebita" degli spazi, rompendo gli equilibri di un sistema auto-regolante come quello della natura. Così avviene che una risposta forte quale un terremoto o un' esondazione causata da una piovosità eccessiva accendi l' attenzione solo su eventuali incauti comportamenti dell' umano senza pensare invece che il disastro (come si dice comumemte) è solo un equilibrio recuperato. Ed ecco sopraggiungere l' immobilismo o "attivismo immobile". 

Quante volte dovremo riflettere ancora e, più volte e ad ogni evento, ascoltare ancora questa campana che ci ricorda la nostra comunione, il nostro sottile collegamento, l' inesistenza e la falsa prepotenza dei confini che con autorità sembrano vantare il primato sulle categorie economiche e del welfare. Oggi è toccata a B.L.O.G. Domani chissà. Credo che dovremo, ciascuno nel suo piccolo, adottare semplici e consapevoli provvedimenti sul proprio territorio. Ma prima ancora fare delle considerazioni con una coscienza non condizionata. Intanto pensare, prima di realizzarlo, a quanto impatto sul territorio possa avere un progetto. Escludere quei progetti, quelle azioni che mirano ad ottenere vantaggi esclusivamente per pochi. Questi benefici non sono sempre evidenti, in quanto si confondono, direi si nascondono dentro a quelle che sono le finalità di benessere sociale e affiorano solamente quando esplode uno scandalo (vedi ponte Morandi). 

È chiaro che dentro a questo orientamento, a questo cauto atteggiamento c'è tutto un lavoro di trasformazione antropologica, un cammino, un percorso di con-versione che ciascuno di noi è chiamato ad intraprendere se vogliamo che anche il mondo risponda in maniera meno improvvisa e violenta. 

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