domenica 14 marzo 2021

OMEOPATIA DELLA SALVEZZA


Tutti noi cristiani in cammino sentiamo una forte attrattiva per Gesù Cristo, ma esprimiamo a volte, come Nicodemo, una fede solo a livello intimistico e mai rivolta all 'esterno. Non tendiamo ad esporci in pieno, schierandoci apertamente per diventarne autentici testimoni. Una condizione, questa, che non realizza la pienezza delle indicazioni di Gesù Cristo. La superficialità insita in questo comportamento ci porta a vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto e a lamentarci anche quando le cose vanno bene.

I.
Quando ci capita davvero qualcosa di brutto, ci fissiamo su questo avvenimento. Ma anche quando le cose ci vanno bene troviamo modo o motivo per lamentarci. È un atteggiamento distruttivo che non ci porta niente di buono. Quando un bel giorno arrivano i serpenti a mordere molti di noi, ecco che cadiamo avvelenati. È come uno scossone che ci libera dal nostro torpore. È lo è stato veramente per tutti noi con l'avvio dell' epidemia da un anno a questa parte.

II. 
Mosé riceve da Dio le indicazioni per combattere i loro morsi : «Forgiati un serpente velenoso e mettilo sopra un'asta: chiunque sarà morso, se lo guarderà, resterà in vita». Fece così un serpente di bronzo e lo mise sopra un'asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita. Così sta avvenendo col vaccino, la cui sostanza, uguale al virus, sta combattendo l'epidemia. Qui non lo oculiamo (guardandolo negli occhi) ma lo in-oculiamo, lasciamo cioè che lui ci guardi dentro. Il serpente che uccide diventa così un serpente che guarisce. Così come il virus (vaccino) che ci guarda (nostro guardiano) ci guarisce dal virus. Già dall’epoca di Asclepio la classe medica ha adoperato come emblema un bastone circondato da un serpente, al quale viene dato il nome di Verga di Esculapio, dal nome latino del dio. Gli studiosi moderni ritengono che derivi dalla cattività degli Ebrei in Egitto. Le popolazioni che vivevano là soffrivano di un parassita noto come Dracunculus medinensis. Si tratta di vermi che si sviluppano al di sotto della cute; quando si affacciano alla superficie cutanea possono dar luogo a vesciche e piaghe infette. Col tempo tuttavia si trovò un sistema per liberarsi dei vermi, che potevano svilupparsi sino a mezzo metro di lunghezza: il metodo consisteva nel farli arrotolare lungo un bastoncino e questo potrebbe spiegare il fatto che gli Ebrei considerassero il serpente un segno di vittoria. Il serpente di bronzo (di bronzo perché il bronzo e il rame attirano la luce) che Dio ordinò a Mosè di fabbricare (Numeri, 21) pare sia stato proprio un Daracunculus medinensis. 

III.
Quando il sole batte contro il serpente di bronzo innalzato, la luce che riflette con il suo fulgore è capace di attirare l'attenzione di chi deve essere salvato. E con questa dinamica che Gesù vuole spiegare a Nicodemo come essere cristiani. Potremo pensare : come ha fatto Dio a salvarci ? Non è rimasto nei Cieli, come segno nascosto, non ci ha dato solo comandamenti, ma si è fatto uomo. Ha preso la nostra stessa condizione di uomini. La stessa croce, che nella sua immagine forte può rappresentarci una sconfitta, un fallimento, viene da Dio trasformata in qualcosa che ci può salvare. Da un segno di distruzione ad un'opportunità di salvezza. Il suo mistero è quello che può santificarci attraverso quello che ci sta accadendo. La debolezza insita in una nostra ferita, in una nostra lacerazione può diventare il punto di forza della nostra santità quando alla vergogna, al nascondimento dei nostri errori, giiustapponiamo la contrizione e l'abbandono fiducioso alla clemenza amorevole del Padre perché il suo amore, mai giudicante, è per tutti. 

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