venerdì 26 febbraio 2021

UOMINI IN PACE-UOMINI DI PACE

È fuori di dubbio che da tempo il processo di globalizzazione delle civiltà ha notevolmente agevolato l'umanità, soprattutto riducendo i limiti imposti da spazio e tempo, per portare alcuni effetti benefici in termini di scambi e di relazioni in genere. È anche vero però, che questo sviluppo sta mostrando tutte le sue ambiguità, mettendone in luce la definitività e la sua insostenibilità, per giunta nelle sue forme più distruttive. Nonostante gli sforzi e lo slancio dimostrato da alcune comunità nel cercare l' integrazione delle popolazioni più povere, e a volte anche prive dei servizi necessari, stiamo assistendo al persistere nel mondo di focolai di violenza appoggiati e sostenuti da autorità governative conniventi. Ciò riporta a galla l'eterno ed irrisolto problema dello sviluppo antropologico che, per ogni civile convivenza organizzata, sembra seguire un proprio percorso condizionato da molteplici motivi non ultimi l'educazione, l'istruzione e l' anelito religioso, spesso figlio di ideologie che inneggiano alla violenza.

I. 

La triste vicenda del diplomatico, del nostro compatriota in Congo è ancora una volta dimostrazione del persistere di questa insostenibilità, di questa resistente violenza, figlia sicuramente di uno sviluppo civile represso e di una coscienza alienata e distorta. Un esempio di come tutto l'apparato civile, e quindi psico-social-antropologico del sistema che ci sovrasta nel tentativo di non soccombere, cerca di aggrapparsi ad un appiglio per non lasciarsi morire sotto i colpi di una nuova e nascente umanità di cui sono testimoni coscienze elevate come quelle del nostro ambasciatore in Congo Luca Attanasio e dei suoi collaboratori. 

II.

Indubbiamente ogni civiltà dovrebbe poter mantenere le proprie radici storiche fatte di usi tradizioni, lingua e religione nel momento in cui un'altra civiltà si avvicina per sostenerla o accompagnarla nel cammino di sviluppo. Ma come deve avvenire questo legame perché non sia solo una "cucitura", una su l'altra, delle due culture differenti in modo che da questo legame possa nascere una collaborazione feconda ? Citando l'emerito Papa Ratzinger in un suo famoso saggio dal titolo -Fede Verità Tolleranza- 《Quanto più una cultura è conforme alla natura umana, quanto più è elevata, tanto più aspirerá alla verità che fino a un certo punto le era stata preclusa; sarà capace d' assimilare tale verità e d'immedesimarsi con essa》. È all'uomo quindi; alla sua essenza che bisogna riferirsi. Conforme alla natura umana Ma come è la natura umana ? Sappiamo che l'uomo è essenzialmente il risultato di un misto di sensazioni, (emozioni) di reazioni fisiche (corpo) e di reazioni psichiche (mente) diversamente aggregate a causa del suo stato tendenzialmente scisso. 

Tutte le tradizioni sapienziali ed anche quelle occidentali conoscono la natura umana tanto da sapere quanto sia volubile l'assetto psichico dell'uomo. Anche la tradizione cristiana ha compreso e sa bene che nei vari contesti culturali c'è molto di umano e che ci sono molte cose che hanno bisogno di purificazione e di apertura. Tuttavia è certa anche di essere il "rivelarsi' della verità stessa, la verità incarnata in una persona veramente libera e quindi pura come segno dell'immagine redentiva del Cristo. Ciò che falsa il nostro agire, dicevamo, e ci mette l' uno contro gli altri, è che non vediamo chiaro in noi stessi, siamo alienati da noi stessi, staccati dal fondamento del nostro essere, da Dio. 

III. 

Nel momento in cui la verità fa dono di sé, ecco che siamo tratti fuori dalle alienazioni, da quello che separa; subentra un criterio comune che non fa violenza a nessuna cultura, ma porta ciascuna al suo proprio cuore, poiché ognuna, in ultima istanza, è attesa della verità. Questo non significa uniformità; al contrario, è solo quando accade questo che l'opposizione può divenire complementarietà, poiché tutte le culture, proprio in quanto sono centrate su un criterio regolatore, possono dispiegare la loro propria fecondità. 《Vattene dal tuo paese, dalla tua terra....》( Gn. 12,11) . Così comincia la storia di Israele, con la chiamata di Abramo. Così, con una frattura si dà corso ad una nuova storia e questo avviene anche nelle storie personali. 

Questo nuovo inizio già porta in sé la forza del risanamento, che crea un nuovo centro di attrazione che è in grado di attivare a sé tutto quello che è veramente conforme all'uomo e che è veramente conforme a Dio

A questo punto alcune domande vengono spontanee. Se effettivamente se ne avvertono i primi vagiti, di questo nuovo corso della Storia, quanto durerà ancora la gestazione dell' Uomo Nuovo, sua primizia ? Quante figure travisate o mascherate, evidenti riflessi di interiorità non ancora armonizzate, dovremo ancora vedere nel corso dei prossimi decenni. E quanti uomini di pace dovremo ancora vedere soccombere e rendere sacra la missione ? Rimanere sulle domande, su questa tensione, crea già pensiero fertile e mantiene vigile lo spirito. 

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