sabato 27 febbraio 2021

LIBERAZIONE-REDENZIONE-RELATIVISMO

Nonostante il progresso tecnologico e l' auspicato aumento del benessere da esso derivante, continuano a persistere nel mondo, anzi sembrano aumentare parallelamente al cosiddetto sviluppo, scenari di sofferenza, situazioni di povertà estrema, di fame, di oppressione dei popoli. Il dominare delle più svariate ingiustizie sta mostrando uno scenario apocalittico nel quale il gap tra lo sviluppo tecnologico e le disparità sembrano sempre aumentare, facendo emergere sempre più l'insostenibilità del sistema, tanto che ogni impegno civile e ogni sforzo ad esso collegati risultano insufficienti.

I. 

Questo senso di malcelata ingiustizia traspare soprattutto nei contesti in cui lo sviluppo civile mostra il suo incedere lento. Meno evidente, ma subdolamente trasparente, nelle società cosiddette civili dove si realizza nelle forme più sottili e nascoste. Affiora nella conduzione dei processi amministrativi, per il riconoscimento dei meriti e dei titoli qualificanti, per poi immergersi nell'economia e nei mercati generatori di forti sperequazioni, nelle remunerazioni ingiuste dei lavoratori sottopagati, per poi riaffiorare nella categoria del welfare, sempre poco attento alle fasce di reddito più deboli. 

II. 

In passato, parliamo solo dell' 800, una visione deviata della realtà, e conforme ad una teologia cosiddetta della liberazione, l'uomo aveva pensato di porre rimedio a tutto ciò intervenendo sulle strutture del mondo, redimendo le ingiustizie e il potere da questo esercitati. Questo ha fatto credere che il superamento di tali condizioni potesse avvenire non con una conversione individuale, ma solo mediante la lotta contro le strutture dell' ingiustizia. L' intervento si configurava come una lotta politica in quanto trattavasi di strutture sostenute dalla politica. Così, con questo pensiero di fondo, si insinuò la filosofia marxista, offrendo le direttive di marcia del processo e alimentando speranze nella popolazione che aveva intuito in essa un' autentica e pratica possibilità di liberazione.

III.

Il crollo dei governi ispirati al marxismo, però, fece crollare anche questa visione redentiva della prassi politica. Laddove l' ideologia marxista era stata applicata con coerenza, era venuta meno la libertà mettendo in luce in seguito gli orrori, smascherandoli al pubblico mondiale. Questo è stata la conferma che quando la politica vuole essere anche redenzione promette troppo! Il marxismo e la sua formula di un agire nella storia che poneva come fondamento del suo costrutto metodi in apparenza rigorosamente scientifici, sostituendo per intero la fede con il sapere e fare del sapere una prassi, mentre mostrava il suo enorme fascino, rivelò in seguito la vera misura dei suoi contenuti fallimentari. 

IV. 

La disillusione che ne è seguita a distanza di decenni deve essere ancora elaborata tanto che nel quadro del processo evolutivo di questa epoca di trasformazione giunta ad un limite, non meglio definita post-moderna, potrebbe ancora affacciarsi una possibilità di replicazione di alcune sue forme, controfigure di un sistema che, alimentando le speranze di un popolo fiaccato e stretto nella morsa delle ingiustizie, ritorni a corrompere per l'ennesima volta le sincere istanze di giustizia. Anche la Chiesa mutuando la prospettiva della liberazione aveva condotto la sua teologia lungo un percorso erroneamente fondato che intravedeva nelle "strutture malate" della società il peccato da redimere e un' azione rivolta all'esterno, alle strutture, invece che un rivolgimento interiore, come decisivo intervento redentivo. Così sullo sfondo di questi scenari nacque il relativismo come filosofia dominante. Oggi bisogna stare più che mai attenti a non farsi sopraffare da questa filosofia che se da una parte ci fa scorgere una libertà dialogica della conoscenza, nel suo porsi come fondamento della democrazia, quando entriamo nell'ambito della fede ne sminuisce il valore della scelta nel contesto di ricerca della verità.

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