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I.
Detto questo, entrando nel merito di ciò che scuote le coscienze oggi, direi che innanzitutto una proposta seria di cambiamento dovrà essere già da tempo meditata e studiata, per poi essere esposta in modo pacato e non con i toni e battibecchi ai quali siamo abituati oggi ad ascoltare.
Bisogna aver compreso e radicato dentro di noi che un rinnovamento della figura umana (antropologico), ma anche politico, debba passare necessariamente per una cambiamento interiore. Cambiamento psicologico, e quindi di atteggiamento, non più arroccato su posizioni ideologiche consuete e senza una visione sui programmi prioritari, ma aperto a soluzioni condivise che salvaguardano in primis il lavoratore, le famiglie meno abbienti, la persone più deboli.
II.
Solo una trasformazione dell'uomo vecchio potrà far ripartire la cultura, l'arte in un contesto di un pensiero creativo, e quindi tutte le categorie sociali, le università, la sanità e la politica. La creatività infatti non è mai arbitraria. La modernità si è illusa che l'uomo potesse creare dal nulla a proprio piacimento. L'uomo al contrario può creare soltanto in una grande fedeltà di ascolto come l'atto poetico ci insegna. Credo che attualmente non esista una classe che possa essere in grado di prendere le redini del paese per dare la direzione prospettata. Esistono e proliferano però tanti movimenti, piccoli "gruppi pensanti" non condizionati, che stanno uscendo dall'ombra raccogliendo i consensi di tante persone, un humus fertile nel terreno fin troppo sfruttato di una "proposta" che non da più raccolto. Qui, sul fondo di questo terreno, sono in corso i preparativi per la nascita dell' Uomo Nuovo.
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