Dovremo essere capaci di riconoscere,tra questi, quelli presi come eredità di una modalità antropocentrista, androcentrista o patriarcale. Questi possono condizionare e influenzare la nostra percezione e arrivare a bloccare il nostro vero cammino di "guarigione".
Potremo sentirci impotenti di fronte ad una struttura, quella di un sistema, potente e oltremodo dominante ed avvertire come un blocco paralizzante.
La nostra "impotenza" è un qualcosa che ci impedisce di realizzare con pienezza sia il "potere dall'interno" ( potenzialità creativa della nostra visione) sia il "potere-con" (capacità di agire di concerto con gli altri).
Lo psicologo Michael Lerner ha studiato a fondo il fenomeno dell'impotenza notando come le persone siano portate tendenzialmente a strutturare la propria incapacità di fronte ai propri obiettivi e a considerarla come un dato incontrovertibile, arrivando a compiere gesti che confermano tali convinzioni.
Lerner non nega la presenza di fonti esterne o oggettive di impotenza, ossia gli strumenti con cui le strutture politiche, economiche e sociali impediscono agli esseri umani di mettere in pratica le loro potenzialità e di realizzare il cambiamento.
Indubbiamente esistono, ma sono acuite dall'impotenza interiorizzata (in eccesso).
Tutto questo può impedire oggi un' autentica trasformazione a livello globale.
La nostra impotenza è come una prigione costruita nella psiche che l'epoca moderna, attraverso il meccanismo del consenso, ha costruito facendoci accettare passivamente un "ordine stabilito".
L' ordine patriarcale incarnato nel capitalismo globale corporativo si fa forte di questa incapacità, di questa impotenza interiorizza.
Ma quale sono le dinamiche di questa impotenza ?
Secondo Roger Walsh il buddhismo classico fornisce un'analisi della patologia individuale e sociale che può aiutare a comprendere le sue dinamiche.
Tutte le forme patologiche sono divise dal buddhismo in tre categorie di veleni :
avversione- dipendenza-illusione.
La prima, l'avversione, può manifestarsi in diversi modi: elusività compulsiva, rabbia, paura, atteggiamento difensivo, aggressività.
Quando assune la forma della paura, l'avversione si concretizza in due modalità tipiche dell'impotenza interiorizzata: la "negazione" e l'oppressione interiorizzata.
La negazione prevale tra quei soggetti che stanno al potere.
Una delle "letture" del film "Don't look up" in circolazione oggi sulle piattaforme è proprio questa. Negare il pericolo suggerendo di non guardarlo in faccia.
Solo così potremo escluderne l'esistenza. Non guardare in alto. Non guardare il Cielo, e abbassare lo sguardo in segno di sottomissione.
L' oppressione interiorizzata, al contrario, si riscontra soprattutto in chi subisce gli effetti diretti dell'impotenza strutturale.
Guardate la situazione odierna e traete le vostre conclusioni.
La "dipendenza", come un qualcosa di ampia accezione, comprendendo qualsiasi forma di avidità e di attaccamento, si ricollega all'avversione essendo un altro modo per nascondersi o sfuggire alle proprie paure o per riempire un vuoto di una vita vissuta nell'illusione con qualcosa che allevi il dolore della mancata speranza.
La forma forse più dura di impotenza interiorizzata è l' illusione della disperazione.
Si comincia a percepire il mondo com'è privo di speranza e quindi il cambiamento come una cosa impossibile
Comprendere ed analizzare in noi questi aspetti della psiche ci può aiutare, in un percorso di autoconoscimento, a fare un primo passo capace di proiettarci, con la consapevolezza delle proprie capacità, in uno scenario più ampio per poter uscire finalmente dalla gabbia imposta dal sistema
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