Se esiste un campo, a mio parere, dove non ci sono discriminazioni sicuramente e quello letterario e in particolare il romanzo.
Penso che lo scrittore, autore del testo, sia un interlocutore davvero 'trans', vale a dire al di fuori di una specifica sua caratterizzazione, nella narrazione.
Immedesimato come è nella psicologia del personaggio, tanto da non far trasparire e riconoscere tale appartenenza.
Chi scrive un romanzo, soprattutto i migliori scrittori, generalmente hanno l'abilità di entrarvi, (nel personaggio) chiunque esso sia o rappresenti, indipendentemente dal sesso, dalla classe sociale, dalla razza o da qualsiasi altra appartenenza ideologica o politica.
A noi lettori è dato il privilegio di confrontarci con tutti quanti questi 'io fittizi' creati dal narratore attraverso le sue identificazioni multiple ad essi incrociate, per esplorare le infinite problematiche umane.
La partita della parità di genere nell'arte, però, come del resto in altri campi, è ancora tutta da giocare e da vincere.
Le barriere e i pregiudizi nei confronti delle donne sono ancora tanti, a tutti I livelli.
L'ideale sarebbe che contasse solo il merito e non altri parametri. Che tutti avessero, come esprime la Costituzione, la possibilità di esprimersi e di vedere riconosciuto il proprio valore.
Aldilà di queste implicazioni che ci fanno riflettere sulla mancata realizzazione di principi costituzionali, rimanendo sul primo assunto e nella dimensione prettamente letteraria, anche io come altri, contesto l'idea che esista una scrittura tipicamente, essenzialmente e veramente femminile, come anche ne esista una tipicamente, essenzialmente e veramente maschile.
La scoperta di Freud riguardo alla fondamentale bisessualità dell'essere umano ha un grande valore culturale e politico in generale, ma credo che in campo letterario si esprima con maggiore evidenza che in altri campi.
I grandi scrittori, e soprattutto i migliori narratori sono sempre e comunque bisessuali.
Questa loro capacità metamorfica si è potenziata con l'avvento del romanzo moderno, dalla seconda metà del Settecento.
Potremo dire che Il romanzo risulta la miglior cura contro ogni rivendicazione identitaria smontando ogni impalcatura ideologica e facendo cadere ogni sua maschera di appartenenza.
La letteratura narrativa, pur descrivendo situazioni specifiche (di genere, razziali, di classe religiose, etc) essendo connessa più al desiderio e ai sogni che alla nostra conformazione biologica, ci apre ad una visione unica, di storie che parlano di noi in una chiave giusta per farci comprendere il mondo.
Spunti tratti da:
[Nuove forme di critica-
"Del buon uso della letteratura su facebook"
Stefano Brugnolo
2021 ©️ Prospero editore]