Tale processo sembra essere giunto ad un tale livello di intensità da farne delineare una profonda crisi antropocosmica.
Se guardiamo indietro, da una parte possiamo vedere come l'ambiente urbano- sede della civile convivenza e quindi spazio dove relazionarsi- abbia rubato nel tempo sempre più territorio alla natura, agli spazi aperti, alla campagna.
La natura, dapprima vista come fonte di pericolo da cui proteggersi e difendersi e in seguito oggetto di attenta osservazione ed attenzione in nome di un ostentato quanto falso interesse- tanto da far assumere al termine ambientalismo il sapore di una ideologia.
Una questione da programma politico, per intendersi.
Da qui in poi, con il fenomeno migratorio dalle campagne alle città, viene inaugurata una nuova forma di convivenza molto, più ravvicinata, degli esseri umani.
La mancanza di spazi dovuta alla forte spinta migratoria, ha avuto come conseguenza diretta, il progressivo deterioramento dei rapporti civili.
L'ammassamento degli "abitanti", come descritto in un romanzo del 1840 di Edgar Alan Poe-"L'uomo della folla"- genera isolamento troncando le relazioni umane più spontanee e naturali.
L'uomo della folla si chiude nell'indifferenza e nell'insensibilità per autodifesa.
Così, correlativamente e vicino a questa disfatta esteriore e civile dell'uomo, notiamo una corrispondente perdita di identità della sua figura, un decadimento psichico, una crisi che sembra emergere ostinata in connessione con la crisi dello spazio urbano.
Ancora una volta possiamo riscontrare quanto siano vere tutte le considerazioni fatte sull'unità del "dentro" col "fuori", così come tramandato da tutte le sapienze millenarie di questo mondo.
Facendo un itinerario storico possiamo affermare che i più rappresentativi per descrivere i passaggi della crisi identitaria dell'uomo sono i poeti.
Questo grazie al loro sguardo diretto alle mutazioni della civiltà industriale, a partire proprio dalle loro ripercussioni psichiche.
Direi che è estremamente importante soffermarci su questi aspetti per poter capire quali strategie adottare per affrontare tale crisi- che poi è la crisi di tutti noi nei nostri giorni-e per poter imboccare finalmente una via di ritorno.
Forse la dimensione città è diventata una forma esaurita di convivenza umana che spinge a farsi guerra, non risultando più essere luogo poetico tanto declamato da alcuni autori dei tempi passati.
Allora se è vero che l'ego è giunto a una sua forma alterata (egoità) di espressione, e che in corrispondenza la città ha subito una forma deteriore dell'abitare, dovremo avviare un percorso iniziatico per accompagnare la nascita di un nuovo io meno ego-centrato e più in relazione.
In questo consiste, da ben 23 anni, il lavoro ed il percorso dei laboratori Darsi Pace che si preparano ad avviare un nuovo percorso di sette anni, essendo aperte le iscrizioni al primo anno.
L'appuntamento è per Domenica 9 Ottobre alle ore 10 presso la sede dell'Ateneo Salesiano di Roma.
Frequenza dal vivo o telematica con imgresso libero in aula per i primi due incontri.
C'è ancora tempo per iscriversi👇👇
www.darsipace.it
www.marcoguzzi.it
Nessun commento:
Posta un commento